Circolo del cinema di Bellinzona

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CH-6500 Bellinzona

14 GENNAIO 2015 -

28 MARZO 2015

ELIA KAZAN

(e i suoi attori) - Parte prima: 1945 – 1953

 

Nel 1913, all’età di quattro anni, un ragazzino greco di nome Elia Kazanjoglou, sbarca negli USA dalla natía Istanbul con il padre e lo zio, ricchi commercianti di tappeti. Ben presto segue la strada della sua passione, quella del teatro: si diploma alla Yale Drama School e nel 1932, a New York, entra nel Group Theatre di Lee Strasberg, prima come attore poi come aiuto-regista. Dal 1934 al 1936 milita nel Partito comunista americano e lavora per il Frontier Film, realizzando un paio di cortometraggi a sfondo sociale. Ma il teatro rimane la sua vocazione primaria e alla fine degli anni Trenta inizia la sua carriera come regista, seguace convinto del metodo Stanislawskij adottato da Strasberg, fino a diventare nel dopoguerra amico e punto di riferimento imprescindibile per autori come Arthur Miller e Tennessee Williams. Viene poi chiamato a Hollywood da Louis D. Lighton, produttore della 20th Century Fox, per adattare per il cinema il romanzo Un albero cresce a Brooklyn di Betty Smith. Sarà l’inizio della sua attività come regista cinematografico, che Kazan praticherà senza però abbandonare il teatro. Nel 1947 è tra i fondatori del famoso Actors Studio, la scuola di perfezionamento per attori da cui usciranno tra gli altri Marlon Brando, James Dean, Eli Wallach…
I suoi primi film sono tutti film impegnati, “di sinistra”: affrontano temi sociali (la povertà, la disoccupazione, il razzismo) ma allo stesso tempo sono particolarmente attenti all’interiorità dei personaggi e alla descrizione minuziosa degli ambienti in cui essi evolvono. Film in cui l’ispirazione lirica e quella sociale non sono mai disgiunte. Ma sono anche film pesantemente condizionati dal sistema produttivo hollywoodiano, dove l’ultima parola è sempre quella del produttore, dove le sceneggiature vengono scritte da professionisti, dove al regista rimane solo il compito di dirigere gli attori e mettere in immagini testi che è assolutamente impossibile modificare. Se nella direzione degli attori Kazan è persona di grande talento, non così è per la parte squisitamente cinematografica (scelta delle inquadrature, montaggio), per cui il regista neofita deve continuamente far affidamento su tecnici esperti che a poco a poco sapranno insegnargli il mestiere. Sarà solo con Panic in the Streets (Bandiera gialla, 1950) che Kazan potrà godere di una libertà fino a quel momento negata: quella di poter finalmente girare in ambienti reali (i quartieri malfamati di New Orleans) e di avere il controllo esclusivo sulle scelte cinematografiche. L’anno seguente firma uno dei suoi capolavori, l’adattamento per lo schermo di A Streetcar Named Desire (Un tram che si chiama desiderio), il dramma di Tennessee Williams già da lui diretto per la scena di Broadway.
Nel 1952, chiamato davanti alla Commissione per le attività antiamericane voluta dal senatore McCarthy, Kazan, dopo un lungo tormento interiore, finisce per denunciare undici suoi colleghi del Group Theater, colpevoli di essere o essere stati iscritti al Partito comunista. Anche se la sua abiura del comunismo era la conseguenza di scelte estetico-professionali più che etico-politiche, questo gesto non gli sarà mai perdonato, soprattutto in Europa, dove l’adesione al modello sovietico era ancora un’opzione ideologica ben salda per tanti intellettuali (e non solo). In un certo senso, cercherà di giustificare questa sua scelta (e l’allontanamento dalle posizioni comuniste ortodosse) con un film considerato minore ma in realtà molto significativo per l’evoluzione del suo pensiero politico: Man on a Tightrope (Salto mortale, 1953), film che chiude la prima parte di questa nostra retrospettiva.
Avendo la possibilità di presentare tutti i 19 film realizzati dal regista, abbiamo infatti deciso di dividere questa rassegna in due parti: la prima comprende i film firmati tra il 1945 e il 1953 (da A Tree Grows in Brooklyn fino, appunto, a Man on a Tightrope); la seconda, prevista nello stesso periodo del 2016, inizierà con uno dei suoi film più conosciuti (On the Waterfront, Fronte del porto, 1954, terza interpretazione di Marlon Brando per Kazan) per concludersi con il suo testamento cinematografico (The Last Tycoon, Gli ultimi fuochi, 1976). Concentrarsi sull’opera di Elia Kazan significa anche, necessariamente, dare il giusto risalto agli attori che hanno saputo infondere un soffio vitale nei suoi film: non solo quelli dell’Actors Studio (su tutti Marlon Brando e James Dean), ma anche altri come Montgomery Clift, Vivien Leigh, Nathalie Wood, Robert De Niro… Come ha acutamente osservato François Truffaut, “sappiamo ormai che Elia Kazan non ha nient’altro da dirci che quello che ci dicono gli sceneggiatori dei suoi film”, ma anche che “è colui che sa meglio svelare a se stessi gli attori”. E proprio per questo la nostra retrospettiva non ha potuto fare a meno di indicare, accanto al suo nome, quelli di alcuni degli attori che hanno saputo trasferire la propria irrequieta personalità nei personaggi dei suoi film.
Uomo dalle molte contraddizioni, diviso tra il sentimento dello sradicamento e il desiderio di integrazione, sempre attratto dalle situazioni conflittuali, ossessionato dalla fisicità dei corpi, enfaticamente rappresentata sia nelle regie teatrali sia nei film realizzati a partire dagli anni Cinquanta, Kazan ha lasciato, pur con i suoi alti e bassi, un segno profondo nel cinema americano del dopoguerra. E per questo abbiamo deciso di proporre una rilettura completa dei suoi film, che permetterà di seguire la sua evoluzione artistica e la sua indiscutibile maestria nel dirigere gli attori verso il risultato intimamente voluto.
Un grazie al Festival del film di Locarno, che anche quest’anno, dopo le rassegne dedicate a Valerio Zurlini, Mike Leigh, Quentin Tarantino e Ingrid Bergman, ha accettato di essere partner di questa iniziativa.



Michele Dell’Ambrogio

Circolo del cinema Bellinzona



In collaborazione con:

  1. Festival del film Locarno

Per l’ottenimento delle copie e dei diritti si ringraziano:

  1. Cinémathèque suisse, Losanna

  2. Praesens Film, Zürich

  3. Hollywood Classics, London

  4. Park Circus, Glasgow