Circolo del cinema di Bellinzona

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CH-6500 Bellinzona

14 GENNAIO 2015 -

28 MARZO 2015

ELIA KAZAN

(e i suoi attori) - Parte prima: 1945 – 1953

 

GENTLEMAN’S AGREEMENT

BARRIERA INVISIBILE (1948)
Sceneggiatura: Moss Hart, dal romanzo di Laura Z. Hobson; fotografia: Arthur Miller; scenografia: Lyle Wheeler, Mark-Lee Kirk; musica: Alfred Newman.
Interpreti: Gregory Peck, Dorothy McGuire, John Garfield, Celeste Holm, Anne Revere, June Havoc, Albert Dekker, Jane Wyatt, Dean Stockwell, Nicholas Joy, Sam Jaffe…
Produzione: Darryl F. Zanuck per 20th Century Fox.
Bianco e nero, v.o. st. it, 113’

Per scrivere una serie di articoli sull’antisemitismo, Phil Green (Peck) si finge ebreo: scoprirà che il razzismo si nasconde anche in ambienti e persone insospettate; magari convinte in cuor loro di non esserlo, come la fidanzata Kathy (McGuire).
Uno spunto originale e controcorrente perde buona parte della sua forza per via di una sceneggiatura (di Moss Hart, dal romanzo di Laura Z. Hobson, su cui intervenne molto il produttore F. Zanuck) mai davvero capace di graffiare. E anche l’idea di limitare l’inchiesta all’antisemitismo “quotidiano” – tra le domande del figlio (Stockwell) e le confidenze della segretaria (Havoc) – non aiuta a trarre le reali conseguenze di quello che si scopre. Anche per le violente reazioni della stessa comunità ebraica di Hollywood, spaventata che qualcuno potesse incrinare un comodo stato di fatto. Oggi il film appare perfino ingenuo nel suo idealismo senza ombre, ma ai tempi fece discutere e fu premiato con tre Oscar: miglior film, miglior regia e miglior attrice non protagonista (Celeste Holm, nella parte della collega disincantata e sola). (Mereghetti)

A Hollywood erano ancora i produttori che dettavano le regole del gioco. Mi domando ancora perché ho serbato così pochi ricordi di Gentleman’s Agreement. Benché Darryl Zanuck abbia ricevuto l’Oscar per il miglior film e io quello per la regia, ho ben poche cose da dire sul modo in cui questo film ha visto la luce. Modello di ciò che i grandi studios potevano produrre, era perfetto nel suo genere, vale a dire che non aveva personalità, ma al contrario “diverse” personalità, come in un ritratto di gruppo: quelle di Darryl Zanuck e di ogni responsabile di dipartimento della 20th Century Fox (…) Tenuto conto della gravità del problema affrontato, il film suona un po’ falso. Ma, come Peck, ha una buona scusa: “Made in Hollywood, 1947”. (Elia Kazan)

Schede tecniche da:
Alfredo Rossi, Elia Kazan, Firenze, La Nuova Italia (Il Castoro Cinema), 1977; e da www.imdb.com.
Sinossi e giudizi critici da:
Il Mereghetti. Dizionario dei film 2014, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2013.
Dichiarazioni di Elia Kazan da:
Elia Kazan, Une vie, Paris, Grasset, 1989 [traduzione dal francese di Michele Dell’Ambrogio]

In collaborazione con:

  1. Festival del film Locarno

Per l’ottenimento delle copie e dei diritti si ringraziano:

  1. Cinémathèque suisse, Losanna

  2. Praesens Film, Zürich

  3. Hollywood Classics, London

  4. Park Circus, Glasgow