Circolo del cinema di Bellinzona

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CH-6500 Bellinzona

14 GENNAIO 2015 -

28 MARZO 2015

ELIA KAZAN

(e i suoi attori) - Parte prima: 1945 – 1953

 

VIVA ZAPATA!

VIVA ZAPATA! (1952)
Sceneggiatura: John Steinbeck, dal racconto Zapata the Unconquered di Edgcumb Pichon; fotografia: Joe McDonald; montaggio: Barbara McLean; scenografia: Lyle Wheeler, Leland Fuller; musica: Alex North.
Interpreti: Marlon Brando, Jean Peters, Anthony Quinn, Joseph Wiseman, Arnold Moss, Lou Gilbert, Alan Reed, Margo, Harold Gordon, Frank Silveram, Henry Silva…
Produzione: Darryl F. Zanuck per 20th Century Fox.
Bianco e nero, v.o. st. it, 113’

La storia di Emiliano Zapata (Brando): dapprima guida dei campesinos di Monterey nella lotta per la loro terra, poi generale della rivoluzione messicana a fianco di Madero (Gordon) e di Pancho Villa (Reed); fino all’abbandono della presidenza del Messico, tenuta per pochissimo tempo, per tornare a difendere i diritti dei “suoi” peones.
Kazan, che rivede nella figura dell’idealista che combatte per la rivoluzione e per non farsi schiacciare dal potere una specie di alter ego (“Anche lui, dopo essere riuscito a conquistare il potere, non sapeva cosa farsene”), non segue né la ricostruzione storica della prima insurrezione sociale del continente americano (siamo nel 1910, sette anni prima dell’ottobre russo), trattando solo di rimbalzo personaggi come Madero, il generale Huerta (Silvera, al suo esordio) o Pancho Villa e “dimenticando” Carranza e Obregón o la spedizione del generale statunitense Pershing, né vuole raccontare in maniera lineare la vita del protagonista. Piuttosto, grazie a una partecipe sceneggiatura di John Steinbeck, sottolinea la lezione di morale politica di un’esperienza (la lotta per i propri diritti, le tentazioni del culto della personalità) e di un’idea (una rivoluzione non stalinista). Per questo privilegia alcuni momenti forti (la descrizione della povertà della regione, il coinvolgimento popolare) e il ruolo di personaggi quali il fratello Eufemio (Quinn, Oscar come non protagonista), che molto umanamente non sa mantenere la purezza degli ideali; l’amico Pablo (Gilbert), che capisce come la pace non possa nascere dai delitti e dalle violenze; o il burocrate Fernando Aguirre (Wiseman), il cui eccesso di razionalità lo porterà al tradimento (e che impersona le tentazioni staliniste di ogni rivoluzione). Grande fotografia di Joe McDonald, evidentemente ispirata alla lezione delle avanguardie russe e di Ejzenstejn in particolare. Debutto di Henry Silva nei panni di Hernández. (Mereghetti)

Niente mi dava più gioia che riuscire a creare un’immagine che raccontava la storia senza ricorrere alle parole. Stavo per diventare un cineasta. Durante le riprese di questo film, guardavo con fiducia al futuro, con una speranza e una fiducia in me stesso rinnovate. E due attori magnifici mi aiutavano: Marlon Brando e Anthony Quinn. Marlon mi deliziava. Se nel film precedente interpretava un personaggio che gli assomigliava come un fratello, qui era tutt’altra cosa: doveva incarnare un contadino, un uomo venuto da un altro mondo. Non so come ha fatto, ma ci è riuscito in pieno: il suo talento superava ogni intenzione (…) Gli ho detto cosa cercavamo di ottenere e, prima ancora di aver sviluppato le mie idee, ha scrollato la testa e se n’è andato. Aveva capito, sapeva cosa fare ed aveva, come sempre, una lunghezza di vantaggio su di me. A quell’epoca il suo talento partiva immediatamente. (Elia Kazan)

Schede tecniche da:
Alfredo Rossi, Elia Kazan, Firenze, La Nuova Italia (Il Castoro Cinema), 1977; e da www.imdb.com.
Sinossi e giudizi critici da:
Il Mereghetti. Dizionario dei film 2014, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2013.
Dichiarazioni di Elia Kazan da:
Elia Kazan, Une vie, Paris, Grasset, 1989 [traduzione dal francese di Michele Dell’Ambrogio]

In collaborazione con:

  1. Festival del film Locarno

Per l’ottenimento delle copie e dei diritti si ringraziano:

  1. Cinémathèque suisse, Losanna

  2. Praesens Film, Zürich

  3. Hollywood Classics, London

  4. Park Circus, Glasgow