Circolo del cinema di Bellinzona

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CH-6500 Bellinzona

14 GENNAIO 2015 -

28 MARZO 2015

ELIA KAZAN

(e i suoi attori) - Parte prima: 1945 – 1953

 

A STREETCAR NAMED DESIRE

UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO (1951)
Sceneggiatura: Tennessee Williams, Oscar Saul, dal dramma omonimo di Tennessee Williams; fotografia: Harry Stradling; montaggio: David Weisbart; scenografia: Richard Day, George James Hopkins; musica: Alex North.
Interpreti: Vivien Leigh, Marlon Brando, Kim Hunter, Karl Malden, Rudy Bond, Nick Dennis.
Produzione: Charles K. Feldman per Warner Brothers.
Bianco e nero, v.o. st. it, 125’

Rimasta vedova, la fragile Blanche (Leigh) va a vivere dalla sorella Stella (Hunter) sposata con il brutale Stanley Kowalski (Brando) che la insidia e allontana il timido Mitch (Malden) con il quale avrebbe potuto rifarsi una vita: ma il gioco di seduzione, a cui Blanche non è estranea, finirà con uno stupro che la porterà in manicomio, mentre Stanley, forse, si riconcilierà con la moglie che ha appena partorito.
Tre anni dopo averlo diretto sulle scene, Kazan filma l’omonimo dramma di Tennessee Williams (responsabile anche della sceneggiatura) togliendo ogni riferimento all’omosessualità del marito di Blanche per esigenze di censura e accentuando l’interpretazione psicoanalitica dei personaggi, specie per quello di Vivien Leigh (imposta dalla produzione, ma rivelatasi perfetta) “che vuole magia invece di realtà e vela le lampadine perché la realtà sia attenuata” [Fofi]. Il vero trionfatore del film fu comunque Brando, indimenticabile in jeans e maglietta, capace di “dimostrare volgarità, crudeltà, sadismo e allo stesso tempo qualcosa di terribilmente attraente” [idem], il cui sex appeal viene ancor più sottolineato dalla messinscena oppressiva e teatrale di Kazan. Quattro Oscar: miglior attrice (Leigh), attore non protagonista (Malden), attrice non protagonista (Hunter), scenografia (Richard Day, George James Hopkins). Solo una nomination per Brando, a cui fu preferito il Bogart della Regina d’Africa. Celebre colonna sonora di Alex North. (Mereghetti)

La forza della pièce teatrale risiedeva veramente nella sua dimensione di “clausura”, nel fatto che Blanche fosse presa in trappola in queste due stanze minuscole, dove non poteva ignorare nemmeno un solo istante di irritare Stanley e di non poter scappare anche se fosse stato necessario. Per finire ripresi in mano la sceneggiatura e presi la decisione di filmare la pièce tale e quale, senza inserire null’altro. Scelsi un eccellente scenarista e riuscii ad ottenere un cameraman che capiva ciò che volevo (…) Alla fine, comunque, rinforzammo effettivamente l’impatto della pièce grazie a certi primi piani. Mi ricordo in modo particolare di un’inquadratura della lampadina a cui Stanley aveva strappato l’abat-jour. Dopo il primo piano di Mitch che accendeva la luce, avevamo filmato Blanche proprio sotto questa luce cruda, in modo che apparisse morbosamente raggrinzita e assomigliasse a una vecchia. Questa scena era molto più eloquente sullo schermo di quanto non fosse sul palcoscenico. (Elia Kazan)

Schede tecniche da:
Alfredo Rossi, Elia Kazan, Firenze, La Nuova Italia (Il Castoro Cinema), 1977; e da www.imdb.com.
Sinossi e giudizi critici da:
Il Mereghetti. Dizionario dei film 2014, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2013.
Dichiarazioni di Elia Kazan da:
Elia Kazan, Une vie, Paris, Grasset, 1989 [traduzione dal francese di Michele Dell’Ambrogio]

In collaborazione con:

  1. Festival del film Locarno

Per l’ottenimento delle copie e dei diritti si ringraziano:

  1. Cinémathèque suisse, Losanna

  2. Praesens Film, Zürich

  3. Hollywood Classics, London

  4. Park Circus, Glasgow