Circolo del cinema di Bellinzona


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clint eastwooD    

regista  settembre 2010 - MAGGIO 2011

 

MILLION DOLLAR BABY

Id., 2004


Sceneggiatura: Paul Haggis, dai racconti The Monley Look, Million $$$ Baby e Frozen Water di F.X. Toole, nlla raccolta Rope Burns; fotografia: Tom Stern; montaggio: Joel Cox; musica: Clint Eastwood (arrangiata e diretta da Lennie Niehaus; arrangiamenti aggiuntivi di Gennady Loktionov); interpreti: Hilary Swank, Clint Eastwood, Morgan Freeman, Jay Baruchel, Mike Colter, Lucia Rijker, Brian F. O'Byrne, Margo Martindale, Anthony Mackie; produzione: Clint Eastwood, Albert S. Ruddy, Tom Rosenberg e Paul Haggis per Warner Bros., Lakeshor Entertainment, Malpaso e Ruddy Morgan.


35mm, colore, v.o. st. f/t, 131'


Maggie Fitzgerald (Swank), cameriera trentunenne con la passione per il pugilato, riesce a convincere Frankie Dunn (Eastwood) a farle da allenatore e da manager: la rabbia e la forza di volontà ne fanno una campionessa della boxe professionistica femminil, ma durante il match per il titolo mondiale, un colpo scorretto la paralizza. Dopo molte sofferenze, Frankie deve decidere se assecondare la volontà della ragazza di mettere fine alla propria vita da inferma.


Partendo dai racconti di F.X. Toole (Lo sfidante) sceneggiati da Paul Haggis, Eastwood offre una delle più struggenti e disperate riflessioni sui “padri” e sul valore di ciò che trasmettono ai giovani, sulla paura di proteggerli troppo o troppo poco (in passato, non ha saputo fermare in tempo il suo aiutante – e voce narrante del film – Eddie/Freeman; in tempi più recenti , ha frenato eccessivamente le aspettative di Willie/Colter) e su una serie di valori spesso ingannevoli (il mito dell'occasione che capita una sola volta porta Maggie alla paralisi, quello della speranza di risorgere dopo la sconfitta non aiuterà certo l'ingenuo “Danger”/Baruchel a fare di meglio). In questa chiave, il rapporto tra allenatore e pugile non è più solo sportivo ma più profondo e straziante, perché Frankie rivede in Maggie sia la figlia con cui ha rotto da anni, sia i limiti del proprio coinvolgimento (e in questa prospettiva morale, la pellicola supera anche le possibili tentazioni neodarwiniste sulla vita come lotta per la sopravvivenza). Alla fine resta solo il dovere di amare, su tutto e oltre tutto, capace di trasformare il pessimismo sociale di Mystic River in un atto – l'eutanasia – che qui è disperata assunzione delle proprie responsabilità. Trionfo agli Oscar con quattro premi: miglior film, regia, attrice protagonista e attore non protagonista (Freeman). Musica di Clint Eastwood e di suo figlio Kyle. Fotografia di Tom Stern.