Ermannno
Olmi
Il mestiere del cinema

16.09.04 / 12.11.04

CIRCOLO
DEL
CINEMA
BELLINZONA
IL MESTIERE DEL CINEMA

Ermanno Olmi

19 settembre 2004  - 12 novembre 2004
I Circoli del cinema ticinesi
e l’Ufficio cultura del Comune di Chiasso

con il sostegno della Cinémathèque suisse di Losanna
e del Festival internazionale del film di Locarno

con la collaborazione della Cineteca nazionale di Roma,
della Cineteca comunale di Bologna
e dell’Istituto Luce di Roma

presentano



ERMANNO OLMI
Il mestiere del cinema


LuganoCinema 93 Cinema Iride
Circolo del cinema Locarno Cinema Morettina
Circolo del cinema Bellinzona Cinema Ideal Giubiasco
Cineclub del Mendrisiotto
e Ufficio Cultura
del Comune di Chiasso
Circolo del cinema Blenio Cinema-teatro Blenio Acquarossa

ERMANNO OLMI – IL MESTIERE DEL CINEMA

Presenza anomala nel panorama del cinema italiano, Ermanno Olmi ha ricevuto quest’anno il pardo d’onore dal Festival di Locarno. Bergamasco (è nato a Treviglio nel 1931), di origini contadine, nel corso della sua lunga carriera ha conosciuto più di una volta il successo internazionale (dapprima con Il posto nel 1961, ma soprattutto con L’albero degli zoccoli nel 1978, poi con La leggenda del santo bevitore dieci anni dopo) e sembra oggi tornato a imporre all’attenzione di pubblico e critica il suo personalissimo stile (Il mestiere delle armi, 2001, Cantando dietro i paraventi, 2003). Ma ha conosciuto anche momenti molto difficili: l’insuccesso commerciale de I fidanzati, realizzato dopo Il posto nel 1963, le perplessità della critica di fronte al suo film-conversazione su papa Giovanni XXIII, E venne un uomo, del 1965, la grave malattia che lo ha colpito verso la metà degli anni Ottanta, e una serie di film decisamente non riusciti come Camminacammina (1983), Il segreto del bosco vecchio (1993) e Genesi: la creazione e il diluvio (1994). Dall’altare alla polvere e ritorno, insomma, per usare un’espressione che ben si addice ad una persona profondamente cattolica come lui. Eppure Olmi ha perseguito con estrema coerenza un suo progetto di cinema e di vita che l’ha sempre visto schierato dalla parte degli umili, della gente comune, e che lo ha sempre tenuto lontano dalle lusinghe del facile successo commerciale.
Trasferitosi molto giovane a Milano dopo la morte del padre nella seconda guerra mondiale, è dapprima impiegato alla Edison e poco dopo fonda la sezione cinema della Edisonvolta, nella quale si fa le ossa e impara il mestiere del cinema realizzando, tra il 1953 e il 1961, una trentina di documentari tecnico-industriali di alto livello artistico. Uno di questi, che doveva essere dedicato ad una diga d’alta montagna, si trasforma nel corso della lavorazione nel suo primo lungometraggio di finzione, Il tempo si è fermato (1959), interpretato da personaggi reali e centrato sull’amicizia tra il vecchio guardiano della diga e un suo giovane aiutante. È l’inizio di una carriera equamente divisa tra cinema e televisione, tra fiction e documentario, ma sempre lontana dalle luci della ribalta, anche quando, con L’albero degli zoccoli, che costituisce la sentita riscoperta di quel mondo contadino da cui proviene, vince la palma d’oro al Festival di Cannes. Il suo cinema, soprattutto negli anni Sessanta, è però anche un tentativo di avvicinarsi ad altri ambienti sociali, da quello impiegatizio (Il posto) a quello operaio (I fidanzati) a quello borghese (Un certo giorno, 1968, La circostanza, 1974). L’intenzione del regista è quasi sempre quella di riflettere sulla degradazione dei rapporti umani, sull’importanza dei sentimenti, sulla perdita dei valori che accompagna il periodo del boom economico e la crisi degli anni Settanta. Ma Olmi è anche un vero artigiano del cinema, attento ai modi di rappresentazione e consapevole delle sue scelte stilistiche. In molti casi si assume direttamente il ruolo di direttore della fotografia o di montatore e i suoi film non sono mai «semplici» come possono apparire. Da molti definito un epigono del neorealismo, il regista è in realtà sovente tentato da complesse costruzioni temporali e da soluzioni vicine a quelle di un certo cinema sperimentale. Se certi suoi film possono oggi sembrare «datati», ciò è dovuto più che altro ad elementi profilmici (gli atteggiamenti dei personaggi, le ambientazioni, l’uso di certe canzoni d’epoca), non certo al linguaggio cinematografico, che ogni volta si rinnova cercando di adeguarsi al soggetto trattato.
Nel 1982, a Bassano del Grappa, Olmi fonda con Mario Brenta e altri amici «Ipotesi Cinema», la sua scuola pratica, tuttora attivissima e della quale lo stesso regista presenterà a Chiasso nel corso di questa rassegna uno degli ultimi lavori, Autoritratto italiano, del 2002. E anche questa scuola, unica perché senza iscrizioni, senza esami e senza professori, è la naturale emanazione del mondo del regista bergamasco, che ne ha coniato il motto: «Qui il nostro scopo è la vita. Il cinema non è che uno strumento».
L’idea di questa retrospettiva è nata dalla volontà comune dei cineclub e dell’Ufficio cultura del Comune di Chiasso: il prestigioso riconoscimento del Festival ci ha poi stimolato a realizzarla, nonostante le non poche difficoltà nel reperimento delle copie. Evidentemente non si tratta di una rassegna completa (vista l’enormità della produzione documentaristica e televisiva di Olmi e della sua scuola), ma la riteniamo molto rappresentativa dei film realzzati dal regista per il grande schermo, anche se abbiamo volutamente scartato i già citati titoli considerati quasi unanimemente poco riusciti.
Il nostro sentito ringraziamento va alla Cinémathèque suisse di Losanna e al Festival internazionale del film di Locarno per il loro sostegno morale, ma soprattutto alla Cineteca nazionale di Roma, alla Cineteca comunale di Bologna e all’Istituto Luce di Roma per la disponibilità dimostrata nel metterci a disposizione copie altrimenti introvabili.

Michele Dell'Ambrogio
Circolo del cinema Bellinzona

TOP
TOP