Ermannno
Olmi
Il mestiere del cinema

16.09.04 / 12.11.04

CIRCOLO
DEL
CINEMA
BELLINZONA
IL MESTIERE DEL CINEMA

Ermanno Olmi

19 settembre 2004  - 12 novembre 2004
Cantando dietro i paraventi
Italia/Gran Bretagna/Francia 2003
Soggetto e sceneggiatura: Ermanno Olmi; fotografia: Fabio Olmi; montaggio: Paolo Cottignola; musica: Han Yong; interpreti: Carlo Pedersoli, Jun Ichikawa, Sally Ming Zeoni, Camillo Grassi, Makoto Kobayashi, Xiang Yang Li, Guang Wen Li, Ruohao Chen, Davide Dragonetti, Alberto Capone...; produzione: Luigi Musini, Roberto Cicutto per Cinema Undici/Raicinema/Lakeshore Entertainment/Pierre Grise Productions.
35mm, colore, v.o., 100’.
Un giovane studente occidentale, a causa di un fraintendimento di indirizzo, viene condotto a un teatrino-bordello. Una volta varcata la soglia, realtà e magia del teatro si confondono fino all’abbandono e al sogno. Un attore, nelle vesti di un vecchio capitano, si presenta sul palcoscenico per narrare la storia di una celebre donna pirata: la vedova Ching. Il marito di lei era stato ammiraglio di una potente flotta piratesca, armata da una società di anonimi azionisti, che ne ricavavano grandi profitti. L’ammiraglio Ching verrà punito dagli azionisti, offesi per la sua sottomissione al governo, e ucciso con una carpa avvelenata. La vedova giura vendetta e convince le sue ciurme a rifiutare qualsiasi altra offerta e dedicarsi in proprio ad abbordaggi e saccheggi. Sfiderà e sconfiggerà persino la flotta imperiale... Quando la vedova e i suoi pirati sembrano sul punto di soccombere alla flotta comandata da un nuovo capo supremo, un finale inatteso traformerà gli eventi in una favola.
Il regista sembra dire: guardate bene e vedrete come, attraverso e grazie alla simulazione, è possibile pensare l’utopia, immaginare una realtà diversa. Perciò egli non sente il bisogno di ricostruire la battaglia, di versare sangue, di mostrare la violenza di coloro che combattono. Anche il rumore del cannone è smorzato e non ssi vedono gli esiti distruttivi delle battaglie, perché sarebbero l’ennesima proiezione di un cliché assolutamente inoffensivo e inutile. La rappresentazione si produce attraverso il suo costruirsi e si sviluppa sul filo di una teatralità che lega i tempi e gli spazi, il passato e il presente, il qui e l’altrove, la memoria e il racconto. Questi salti sono possibili e «visibili» per mezzo del cinema, che però, gioca ad occultarne la sostanza. Olmi lavora il disegno con la leggerezza e la minuziosità dell’artista pienamente padrone dei propri mezzi; intesse l’ordito in modo da non sovraccaricare l’insorgenza del significato, preferendo la grazia dell’ellissi all’eccesso dello spargimento di sangue.
(Signorelli)