Circolo del cinema di Bellinzona

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CLAUDE

GORETTA

 

SI LE SOLEIL NE REVENAIT PAS


Sceneggiatura: Claude Goretta, dal romanzo omonimo di Charles-Ferdinand Ramuz (1937); fotografia: Bernard Zitzermann, Sophie Caharrière; montaggio: Eliane Guignet, Marianne Monnier, Agnès Guhl, Maria Surdel; suono: Etienne Metrailler, Philippe Abrezol; musica: Antoine Auberson; scenografia: Alex Ghassem, Lani Weber, Philippe Baur, Séraphin Imhof; interpreti: Charles Vanel, Catherine Mouchet, Philippe Léotard, Raoul Billerey, Claude Evrard, Fred Ulysse, Jacques Mathou, Julien Verdier, Madeleine Marie…; produzione: Jean-Marc Henchoz, Alain Sarde, Sylvette Frydman, Les Productions JMH SA Genève/TSR/Marion’s Films (F)/Sara Films (F)/Canal+ (F), Svizzera/Francia 1987

35mm, colore, v.o. francese st. ted, 115’


In un piccolo villaggio di montagna, perduto in fondo ad una valle e privato del sole per diversi mesi all’anno, il vecchio Anzévui, profeta e stregone, annuncia la fine del mondo. Secondo i suoi calcoli, il sole non ritornerà più e il villaggio sprofonderà in una notte eterna. Ognuno reagisce a suo modo: Arlettaz, abbandonato dalla figlia, vende all’opportunista Follonier i suoi ultimi campi a metà prezzo e annega il suo dolore nell’alcol. Il consigliere Revaz ammucchia legna fino nella sua camera da letto. Solo Isabelle, che non è amata dal marito Augustin come avrebbe sperato, non cede al panico, e riesce a convincere quelli che ancora esitano a lottare contro la fatalità…


Il romanzo di Ramuz mi sembra di una straordinaria attualità: presenza della morte in tutte le sue forme, angoscia che scardina a poco a poco la vita quotidiana, paura del cancro, paura del nucleare, paura della disoccupazione, solitudine delle grandi città, inquinamento, agonia della natura, paura di invecchiare in una società competitiva (…) Più rileggo questo libro, più mi rendo conto che è popolato da gente che sbanda: è un mondo di poveracci (…) E io mi interesso di più a quest’ultimi che non alle strutture drammatiche (…) Ho epurato al massimo la scenografia: per esempio, le pareti dell’osteria sono nere, ciò che permette di far risaltare al meglio le facce. Volevo mostrare solo l’essenziale (…) Non abuso nemmeno dei paesaggi, che nel film sono più interiori che reali (…) Il film è a colori, ma molto vicino al bianco e nero, il che permette una stilizzazione.

(Claude Goretta, dal Press Book del film e “Gazette de Lausanne: Samedi littéraire”, 19 settembre 1987)

Il regista torna a Ramuz, da cui aveva già adattato per la televisione Jean-Luc persécuté nel 1966, con un’opera epurata al limite del fantastico (…) Charles Vanel, 95 anni, interpreta il ruolo di Anzévui, il patriarca che annuncia la notte definitiva. Sarà il suo penultimo film. La scena in cui muore è carica di un’emozione eccezionale.

(Antoine Duplan, “L’Hebdo”, dal Bollettino della Cinémathèque suisse, n. 264, novembre-dicembre 2011)