Circolo del cinema di Bellinzona

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CH6500 Bellinzona

CLAUDE

GORETTA

 

L’OMBRE


Sceneggiatura: Claude Goretta, Muriel Teodori, Efrem Camerin; fotografia: Pio Corradi, Philippe Cordey; montaggio: Joëlle Van Effenterre, Catherine Cormon; suono: Michel Kharat, Samuel Cohen; musica: Pascal Auberson, Antoine Auberson (brani da Schubert); scenografia: Serge Etter, Yvan Niclass, Sylvie Goy; interpreti: Jacques Perrin, Pierre Arditi, Gudrun Landgrebe, Delphine Lanza, Julie Dezequel, Laurent Sandoz, Daniel Briquet, Frédéric Polier, Jean-Pierre Gos, Maurice Garrel…; produzione: Eberhard Junkersdorf, Yannick Bernard, Odessa Film SA (F)/Les Productions JMH SA Genève/Bioskop Film GmbH (D)/FR3 Films Production (F)/TSR/Centre européen cinématographique Rhône-Alpes (F)/Canal+ (F), Francia/Svizzera/Germania 1992.

35mm, colore, v.o. francese st. ted., 90’


Documentalista in un giornale, Guillaume è un cittadino svizzero onesto, colto e buon padre di famiglia, che lavora nell’ombra di Lavigne,  brillante giornalista che sta conducendo un’inchiesta sui movimenti di estrema destra.  La gelosia inconscia di Guillaume nei confronti di Lavigne scoppia violentemente nel corso di una serata, quando scopre che sua moglie lo tradisce con il giornalista. Guillaume lascia il suo domicilio e, entrato in contatto casualmente con dei militanti di destra che preparano il rapimento di Lavigne, si lascia arruolare nel loro movimento…


Inizialmente, Guillaume immaginava solamente il tradimento di sua moglie (…) e alla fine dell’avventura prendeva coscienza del suo errore; e anche lo spettatore era lasciato in questa ignoranza (…) Questo sarebbe stato un modo per scuotere più violentemente il racconto, per fare in modo che ci fosse una specie di collante fino al momento in cui si sarebbe capito che c’era uno sfalsamento nella storia. Ma la maggior parte dei produttori era del parere che sarebbe stato troppo delicato ingannare lo spettatore durante tutta la storia e così siamo stati costretti ad abbandonare l’idea dell’incubo allo stato puro.

(Claude Goretta, “24Heures”, 15 aprile 1992)

È la storia di uno sbandamento, una favola nera su sfondo di realtà. La Svizzera di oggi non è più quella di dieci anni fa, quando sembrava al di sopra di ogni sospetto (…) C’era per me una doppia necessità: parlare di un documentalista, della sua fragilità, delle sue nevrosi per non dire della sua paranoia, ma inserendolo in un contesto sociopolitico ben definito.

(Claude Goretta, dal Bollettino della Cinémathèque suisse, n. 264, novembre-dicembre 2011)