Circolo del cinema di Bellinzona

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CH-6500 Bellinzona

10 MAGGIO 2016 -

14 GIUGNO 2016

UNA COMPASSIONE CIVILE

IL CINEMA DEI FRATELLI DARDENNE

 

Semplicità e profondità, quotidianità e poesia, finzione e realtà.
Queste le parole che affiorano alla mente dello spettatore davanti ai film di Jean-Pierre e Luc Dardenne. Parole antitetiche e contraddittorie ma anche, forse, complementari.
Seguire la quotidianità dei personaggi in modo semplice, senza artifici stilistici o tecnici, senza movimenti particolari di macchina o un montaggio elaborato è la cifra stilistica dei due fratelli. La loro macchina da presa è in spalla, pedina i personaggi – come diceva Cesare Zavattini a proposito del Neorealismo italiano – non li abbandona un attimo, e mostra allo spettatore tutti i loro movimenti, a volte sgraziati, a volte incoerenti, ma sempre verosimili. La vicinanza con i personaggi aiuta l’identificazione e anche la compassione, una compassione intesa nel significato etimologico di sofferenza con: lo spettatore è accanto al personaggio, soffre con lui e cerca di capire i suoi problemi. Cerca, perché non è sempre scontato intuire che cosa stia succedendo sulla scena; anzi, spesso lo spettatore è sconcertato, è testimone di ingiustizie sociali immotivate e assurde, osserva i movimenti dei personaggi senza capirne le cause e, come loro, si sente totalmente impotente. I protagonisti sono inquadrati da primi o primissimi piani, che li mostrano praticamente nudi, svestiti delle convenzioni sociali e soli; non c’è quasi mai spazio per l’altro nelle inquadrature dei Dardenne.
L’impegno etico e morale dei due fratelli, che emerge chiaramente nei temi trattati dai loro film, traspare anche da questa scelta di essenzialità: i loro film sono duri, violenti proprio perché mostrano la realtà senza fronzoli, le relazioni umane senza didascalie, i sentimenti senza spiegazioni, lasciandoli solo intuire a chi li sta osservando. Così facendo, mettono in scena anche l’assenza di relazioni e l’impossibilità di comunicare propria della società contemporanea. Mostrano le imperfezioni umane senza retorica e senza una colonna sonora che possa edulcorare le immagini. I personaggi e i luoghi diventano quindi metafora di altro e tutto diventa simbolo. I film si trasformano in poesia poiché hanno la capacità, attraverso delle storie particolari, di parlarci di noi, delle nostre storie e dei sentimenti universali.
Jean-Pierre e Luc Dardenne sono due tra i fratelli più conosciuti del cinema. Nati e cresciuti in Belgio, dove Luc ha studiato arte drammatica e Jean-Pierre filosofia, si avvicinano al cinema nel 1978 come documentaristi. Nel 1994 fondano la casa di produzione Les Films du Fleuve che, oltre ai loro, ha prodotto anche alcuni film di Ken Loach, Xavier Beauvois, Jacques Audiard.
Nel 1996 i Dardenne si convertono al cinema di finzione e in vent’anni girano sette film che conquistano molti premi: sono infatti tra i pochi registi ad avere vinto due volte il festival di Cannes (con Rosetta e Le fils). Il loro ultimo film, La fille inconnue, è pure in concorso quest’anno a Cannes e uscirà prossimamente nelle sale.
Questa rassegna si propone di mostrare i sette film di finzione girati tra il 1996, La promesse, e il 2014, Deux jours, une nuit.

Manuela Moretti
Circolo del cinema Bellinzona





Per l’ottenimento delle copie si ringrazia:

  1. Xenix Filmdistribution, Zürich