Circolo del cinema di Bellinzona

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CH-6500 Bellinzona

10 MAGGIO 2016 -

14 GIUGNO 2016

UNA COMPASSIONE CIVILE

IL CINEMA DEI FRATELLI DARDENNE

 

LE FILS

Il figlio
Belgio/Francia 2002

Regia: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne; soggetto e sceneggiatura: Jean Pierre Dardenne e Luc Dardenne; musica: Jean-Pierre Duret; fotografia: Alain Marcoen; montaggio: Marie-Hélène Dozo;
interpreti: Olivier Gourmet, Morgan Marinne, Isabella Soupart, Rémy Renaud, Nassim Hassaini, Kevin Leroy;
produzione: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne, Denis Freyd per Les Films du Fleuve/Archipel 35/RTBF.

35 mm, colore, v.o. francese st. t., 103’

Un falegname (Gourmet) che insegna in un centro di formazione professionale accetta tra i suoi allievi un quindicenne appena uscito dal riformatorio, Francis (Marinne): è il ragazzo che per rubare un'autoradio ha ucciso sei anni prima suo figlio di cinque, rovinandogli la vita e mandando in frantumi il suo matrimonio.
L’incontro/scontro tra un padre senza figlio e un figlio senza padre, che i Dardenne (autori anche della sceneggiatura) filmano con una macchina da presa mobilissima, sempre addosso al protagonista, come per “entrare nella testa” di un uomo che si trova di fronte il responsabile delle proprie sciagure. Ma non per raccontarne l’evoluzione psicologica o, peggio, per inseguire la suspense del gatto che gioca col topo (per buona parte del film il ragazzo non conosce l’identità del suo insegnante), quanto per costringere lo spettatore a confrontarsi con le scelte morali di chi si trova davanti alla responsabilità di farsi carico del “futuro” del figlio, a cui dovrebbe trasmettere un sistema di conoscenza e di valori. Una riflessione adulta e rigorosa, condotta in nome di un laicissimo umanesimo e con il tramite del lavoro e della materialità dell’apprendere, in grado di metabolizzare anche le inevitabili potenzialità metaforiche (il falegname che piange il figlio morto e sorregge la moglie senza coscienza rimanda a evidenti letture cristologiche). Come ribadiscono la mancanza di ogni componente ricattatoria (il film tocca solo lateralmente i temi della condizione sociale del giovane o della sincerità del suo pentimento) e la capacità di mettere lo spettatore a contatto con grandi temi morali che la presenza del Male solleva. Inappuntabile il premio a Cannes a Oliver Gourmet.

(Il Mereghetti. Dizionario dei film 2014, Milano, Baldini&Castoldi, 2013)

Il figlio sembra togliere tutto e sembra stringere sull’io di un lui che rimane un enigma e che il suo mondo se lo trascina dietro. È un’altra rivelazione (laica) dell’uomo, una riflessione sulla paternità e sul dolore, ed è forse il film più politico dei Dardenne proprio perché dà l’impressione di fare altro: un film su un ragazzino che uccide trovando un’autoradio e sulla sua possibile “salvezza” (anche qui in senso laico) che passa attraverso il riconoscimento di una possibilità, di una dignità e di un’identità.
(Fabrizio Tassi, “Cineforum”, 420, dicembre 2002)



Per l’ottenimento delle copie si ringrazia:

  1. Xenix Filmdistribution, Zürich