Circolo del cinema di Bellinzona

casella postale 1202

CH6500 Bellinzona

2 SETTEMBRE - 11 OTTOBRE 2011

In collaborazione con

 

Presentazione

CineBabel Palestina


Babel ci porta quest’anno nelle terre martoriate della Palestina: a Gaza, in Cisgiordania, nelle comunità arabe di Israele e fra i palestinesi della diaspora. Una tragedia infinita sembra incombere su questo popolo, a cui vengono negati i diritti fondamentali , la possibilità di un futuro, la dignità umana. Se la Palestina è costantemente sotto l’occhio dei media, a Babel per una volta avremo l’occasione di sentire le parole degli scrittori e degli intellettuali, quelli che vivono nei territori occupati e quelli che in un modo o nell’altro subiscono la condizione dell’esilio.

CineBabel, come sempre, intende contribuire alla conoscenza di questa realtà, offrendo gli schermi delle sale ticinesi alle immagini e ai racconti dei registi palestinesi  o di altri che hanno voluto condividerne aspirazioni e frustrazioni. Ne esce un quadro forse in buona parte inaspettato, che scava ben oltre la raffigurazione stereotipata consegnataci quasi quotidianamente dalla cronaca. La questione politica rimane beninteso sempre sullo sfondo, emergendo a volte anche brutalmente  in primo piano, ma spesso lo sguardo si concentra su aspetti della vita che noi siamo tentati di considerare insignificanti, perché assuefatti a concepire l’uomo palestinese come combattente a tempo pieno contro il nemico sionista. Invece veniamo a scoprire che un palestinese può anche essere un miscredente e un donnaiolo (Zindeeq di Michel Khleifi), che può soffrire di emicranie ed aver bisogno di una psicoterapia (Fix Me di Raed Andoni), che può far parte di bande criminali che si combattono ferocemente tra di loro (Ajami di Scandar Copti e Yaron Shani); che ogni tanto ci sono degli israeliani che sacrificano la loro vita per difendere la causa del popolo oppresso dal loro governo (Arna’s Children di Juliano Mer Khamis e Danniel Danniel), o che si può addirittura ripercorrere la dolorosa storia del proprio paese dilaniato adottando uno stile stralunato e grottesco (The Time that Remains di Elia Suleiman).

Si è puntato soprattutto su film molto recenti e inediti in Ticino, cercando un certo equilibrio tra fiction e documentario, tra film di registi palestinesi  (affermati come Michel Khleifi e Elia Suleiman, o esordienti come Annemarie Jacir) e altri di cineasti occidentali, in modo da permettere riflessioni  sia sui temi affrontati sia sulla creazione cinematografica, sempre viva e stimolante anche in una terra che il conflitto ha condannato al degrado e alla violenza.