Circolo del cinema di Bellinzona

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CH-6500 Bellinzona

5 MAGGIO 2014 -

17 GIUGNO 2014

KIM KI-DUK - I colori del silenzio

 

Io sono l'acqua… semplicemente fluisco.
Così Kim Ki-duk definisce il suo modo di fare cinema, negando un qualsiasi sistema ma ammettendo una continuità tra le sue storie. È infatti difficile trovare un punto che accomuni tutti i suoi film, un legame che unisca le situazioni che il regista ci dipinge. Forse questo trait d'union è da rintracciare nel conflitto e nella contraddizione, a più livelli: tra uomo e donna, tra amore e possesso, tra vendetta e perdono. Come dice lo stesso regista il suo “punto di riferimento è l'ironia. È il viso di un uomo che ride con il ma-um [una sintesi di mente e cuore, parafrasabile con anima] che piange e il ma-um che ride mentre il soggetto piange: è la contraddizione.” E questi conflitti provocano sempre una ferita che fa soffrire, che sanguina e che è insanabile. In quasi tutti i film appare la violenza, il taglio (che sia fisico o metaforico – si pensi agli intagli nel legno in Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera), ma è una violenza funzionale al significato: quello che vuole mettere in evidenza il regista è appunto l'impossibilità di conciliare gli opposti e l’incomunicabilità tra i personaggi che popolano il suo cinema. Infatti i personaggi pronunciano pochissime frasi e battute, tutto si gioca sulle reazioni fisiche, spesso sconcertanti e paradossali. Con il suo ultimo film, Moebius, il regista arriva addirittura ad abolire completamente i dialoghi: il suo è un cinema fisico, corporale. Ogni emozione, anche l'amore, passa attraverso il corpo e i movimenti. Proprio per questa incapacità/impossibilità di parlare, i suoi personaggi vivono ai margini dalla società, sono come fantasmi che vagano in cerca di una casa (Ferro 3), di un'identità (Time) di una vendetta (La samaritana, Pietà, Moebius), della realtà stessa (Dream).
I film sono caratterizzati dall'assenza assoluta di realismo: vi appaiono elementi magici, personaggi eterei che si spostano senza camminare, donne che modificano completamente il proprio viso per essere amate, sogni che diventano realtà. E l’assenza di veridicità fa sì che i personaggi diventino archetipici e che i film tocchino corde profonde, anche per noi, spettatori occidentali.
Kim Ki-duk è un artista molto particolare. Infatti non ha nessuna formazione culturale: dopo un'infanzia passata in un villaggio di montagna coreano, si arruola nella Marina Militare e a 30 anni va in Francia dove comincia a fare il pittore di strada. È attraverso quest'arte che si avvicina, in maniera un po' insolita, al cinema, anche se negli anni francesi – così si dice – vede solo tre film: Les Amants du Pont-Neuf (Léon Carax), L’amant (Jean-Jacques Annaud) e The Silence of the Lambs (Il silenzio degli innocenti, Jonathan Demme), che lo segnano però particolarmente. Dopo l'esperienza europea, determinante per il suo percorso, rientra in patria e inizia a scrivere sceneggiature. Vince il primo premio all’Educational Institute of Screenwriting con lo script di Jaywalking e nel 1996 esordisce alla regia con Crocodile, presentato alla prima edizione del Pusan Film Festival. Da quel momento Kim Ki-duk è inarrestabile: in 18 anni firma 19 film, di cui spesso è anche sceneggiatore e produttore.
La rassegna propone solo gli ultimi lungometraggi da lui diretti a partire dal 2003, anno in cui ottiene il definitivo plauso del pubblico con Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primaveraPrimavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera, consolidato l'anno successivo con Ferro 3 – La casa vuota, i quali vincono rispettivamente l’Orso d’Argento al Festival di Berlino e il Leone d’Argento alla Mostra di Venezia.
Per questioni di calendario non saranno proiettati il documentario Arirang e i film Dream (di cui non abbiamo trovato gli aventi diritto) e Moebius, eccessivamente duro e, a nostro avviso, il meno riuscito degli ultimi anni.



Manuela Moretti

Circolo del cinema Bellinzona





Per la concessione dei diritti si ringraziano:

  1. Filmcoopi, Zürich

  2. Cineworx, Basel

  3. Finecut, Seoul