Circolo del cinema di Bellinzona

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5 MAGGIO 2014 -

17 GIUGNO 2014

KIM KI-DUK - I colori del silenzio

 

FERRO 3 - LA CASA VUOTA

Bin-jip
Corea del sud 2004
Sceneggiatura: Kim Ki-duk; fotografia: Jan Sung-beck; montaggio: Kim Ki-duk;
interpreti: Hee Jae, Seoung-yeon Lee, Myn-Kyu;
produzione: Kim Ki-duk Film.
DVD, colore, v.o. K, st. it, 88’

Tae-suk (Jae), che entra negli appartamenti senza inquilini per sostituirsi a loro, coinvolge nel suo girovagare Sun-hwa (Lee), stanca dell'amante (Know) che la picchia: ma l'accusa di avere ucciso un vecchio e i buoni rapporti dell'amante con la polizia portano Tae-suk in prigione e Sun-hwa a casa, anche se nessuna forza sembra capace di "imprigionare" l'amore. Sospeso tra realismo quotidiano e invenzione fantastica (il finale sarebbe piaciuto ai surrealisti, con l'elogio dell'amore più forte di tutto, anche della logica), Kim Ki-duk – autore anche della sceneggiatura – usa un protagonista che non parla mai (un drop-out? un ribelle? un angelo?) per raccontare un Paese dove lo sradicamento e l'estraneità sembrano leggi generali e la violenza un modo "normale" per trattare con le persone, così che non ci possano essere risposte o spiegazioni razionali di fronte ai soprusi e alle angherie (non a caso, il protagonista e la sua compagna non rispondono agli interrogatori della polizia).
Girato in 16 giorni e montato dal regista in 10, il film stupisce per come trasforma la povertà dei mezzi in ricchezza espressiva, sorprendendo lo spettatore quasi a ogni scena ma conservando una straordinaria fluidità narrativa. E spesso ribaltando le conseguenze dei comportamenti, in nome di una visione zen secondo la quale anche le azioni meglio intenzionate possono avere effetti devastanti: come quando il protagonista si allena con la mazza da golf (il "ferro 3" a cui fa riferimento il titolo internazionale e che era servito a Tae-suk per castigare l'amante violento) e finisce per colpire un'ignara automobilista. Premio speciale della giuria di Venezia. Il titolo italiano traduce sia quello internazionale che quello originale coreano, che significa appunto "casa vuota".

(Il Mereghetti. Dizionario dei film 2011, Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2010)


"Penso che non sia possibile trattare in nessun modo la realtà se non attraverso un film. Non è possibile riprodurre la realtà, rifarla. È possibile soltanto fare un film: e un film dev'essere come un film. Non mi piacciono molto i film "esistenziali", quelli esclusivamente personali o autobiografici, che raccontano la storia di un solo uomo o basati su fatti accaduti realmente: per quelli ci sono già i documentari. Mi piace fare film che siano soltanto film."
(Kim Ki-duk, da Andrea Bellavita, Kim Ki-duk, Milano, Il castoro cinema, 2005)



Per la concessione dei diritti si ringraziano:

  1. Filmcoopi, Zürich

  2. Cineworx, Basel

  3. Finecut, Seoul