CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA

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Luis Buñuel

parte prima 1929 - 1955

Nel 2000 Luis Buñuel, nato a Calanda in Spagna nel 1900, avrebbe compiuto cent’anni. Lo si è commemorato un po’ dappertutto, nel nostro paese in particolare con una bella retrospettiva quasi completa organizzata a Losanna dalla Cinémathèque Suisse. A dire il vero, però, non è che negli ultimi decenni del secolo scorso ci fossero grandi possibilità di vedere i suoi film, né al cinema né in televisione. Dopo la sua morte infatti, avvenuta a Città del Messico nel 1983, la conoscenza del suo cinema era un affare che riguardava quasi esclusivamente la generazione cresciuta con i suoi film negli anni Sessanta-Settanta. Poi uno strano oblio, interrotto solo, come capita purtroppo spesso, al momento del suo virtuale compleanno. Da qui l’esigenza di farlo conoscere ai più giovani e di permettere agli altri di rileggere la sua opera.
Buñuel è un grande della storia del cinema, uno di quei registi che ha saputo imporsi per la sua statura intellettuale nel panorama culturale del Novecento, che ha conosciuto e assimilato le esperienze delle avanguardie storiche, che ha pagato di persona il proprio impegno politico che lo ha tenuto lontano dal suo paese fino agli anni Sessanta.
Gli anni giovanili in Spagna sono quelli della formazione. Si laurea in lettere nel 1924, ma soprattutto conosce e frequenta intellettuali come Federico García Lorca, Salvador Dalí, Rafael Alberti. Poi la partenza per Parigi, l’adesione fugace al movimento surrealista (ma il suo cinema rimarrà surrealista fino alla fine), il folgorante debutto con Un chien andalou (1929), seguito da L’âge d’or (1930), due film violentemente antiborghesi (come lo saranno anche la maggior parte di quelli successivi). Il suo impegno politico repubblicano lo porta ad uscire dal gruppo parigino dei surrealisti e a realizzare un crudo documentario sul sottosviluppo di una delle regioni spagnole più depresse (Las Hurdes, 1932).
Lo scoppio della guerra civile lo costringe all’emigrazione definitiva : prima a Parigi, poi negli Stati Uniti (Hollywood, New York), infine in Messico. Ma si dovrà attendere la fine della seconda guerra mondiale per ritrovarlo stabilmente dietro la macchina da presa. Il lungo e prolifico periodo messicano è stato per decenni sottovalutato dalla critica, che ha salvato solo pochi titoli (Los olvidados, 1950 ; Nazarin, 1958), incapace di riconoscere la geniale impronta sovversiva del regista in film in apparenza più condizionati dalle esigenze produttive ma in realtà altrettanto corrosivi di quelli celebrati, come El (1952) o Ensayo de un crimen (1955), senza dimenticarne altri che siamo particolarmente lieti di potre proporre in questa rassegna. Nel 1961 Buñuel vince la Palma d’oro a Cannes con Viridiana, film girato in Spagna che susciterà le ire di Franco, del Vaticano e di tutti i benpensanti. Gli anni successivi sono quelli dei capolavori più conosciuti, per lo più di produzione francese, che saranno l’oggetto della seconda parte della retrospettiva nel 2002-2003.
La carriera artistica di Buñuel si snoda attraverso tutta la storia del cinema e della cultura del Novecento sotto il segno di una coerenza eccezionale e della consapevolezza che è sempre possibile, per uno spirito libero, esprimere in un film il proprio mondo e la propria visione del mondo, sia quando lo si fa lontano dai condizionamenti dell’industria conematografica sia quando con questa industria si è costretti a fare i conti. Il suo è e rimane un cinema essenziale, profondamente indifferente alle mode e allle preoccupazioni per la " bella forma " : un cinema che va dritto al sodo, proponendosi come specchio dell’inconscio, che si fa poesia perché ci costringe a confrontarci con i nostri fantasmi, con le nostre paure e con le nostre contraddizioni.
Dei trentadue film realizzati da Buñuel, questa retrospettiva permetterà di vederne ventitrè : dodici in questa prima parte (da Un chien andalou a Cela s’appelle l’aurore), undici nella seconda (da Nazarin a Cet obscur objet du désir). Dopo Hitchcock, un altro stimolante viaggio in compagnia dei grandi che con il loro sguardo hanno fatto la storia del cinema. Buona visione.

Michele Dell’Ambrogio, Circolo del cinema Bellinzona

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