CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA

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Luis Buñuel

parte prima 1929 - 1955

L’âge d’or

L’età dell’oro, Francia 1930
35mm, bianco e nero, v.o. fr., 60’

Soggetto e sceneggiatura : Luis Buñuel e Salvador Dalí ; fotografia : Albert Duverger ; montaggio : Luis Buñuel ; musica : Gallito, paso doble di Georges van Parys, La grotta di Fingal e Sinfonia italiana di Mendelssohn, Ave verum di Mozart, Quinta sinfonia di Beethoven, La mer est plus belle di Debussy, Morte di Tristano e Preludi di Wagner, Sinfonia n. 8 di Schubert, Ritmo di tamburi della Settimana Santa di Calanda interpretati dalla Guardia repubblicana di Parigi ; interpreti : Lya Lys, Gaston Modot, Max Ernst, Pierre Prévert, Valentine Hugo, Lionel Salem... e la voce di Paul Eluard ; produzione : Charles de Noailles, Parigi.
Il secondo film di Buñuel (finanziato dai visconti di Noailles) è onirico e provocatorio come Un chien andalou, ma i suoi simboli sono più facilmente decifrabili, e rientrano nell’ortodossia surrealista : si tratta di un attacco alle istituzioni borghesi in nome dell’amour fou. La storia della passione mai consumata tra una coppia (lui è Modot, uno degli attori preferiti da Clair e Renoir, lei Lya Lys) fa da motivo conduttore a una serie di climax visivi : scheletri di vescovi, borghesi col volto coperto di mosche, pini in fiamme, giraffe e prelati buttati fuori dalla finestra, un’appassionata fellatio al dito del piede di una statua, Cristo che esce dal castello delle 120 giornate di Sodoma. C’era di che fare scandalo : i fascisti distrussero il cinema Studio 28 in cui si proiettava, il prefetto di polizia Chiappe lo vietò (e si dovette aspettare il 1981 perché a Parigi fosse proiettato di nuovo pubblicamente). Già da questo film Buñuel mette a punto una delle caratteristiche del suo cinema, la scelta di uno stile realista e " oggettivo " che " utilizza la macchina da presa come uno specchio e rifiuta i procedimenti tipici dell’avanguardia (flou, sovrimpressioni, ralenti, accelerazioni) per dare alle sue idee la forza straordinaria dell’evidenza ".
(Mereghetti)
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