Circolo del cinema di Bellinzona

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31 GENNAIO -

22 MARZO 2017


PAUL THOMAS ANDERSON

 

“Paul Thomas Anderson rappresenta perfettamente il cinema americano degli anni novanta, almeno nei primi suoi tre film a partire da Hard Eight (1996). È un cinema che guarda molto al passato, agli anni ’70 e al cinema della generazione dei padri, ma lo fa passare in una centrifuga. È l’erede di Altman (ne è stato anche collaboratore nell’ultimo Radio America), prende da Nashville le idee del frammento e della coralità americana, adattandole a una società postmoderna come quella statunitense di fine millennio. Mescola i generi. Mescola i sentimenti. I suoi sono film folli, per molti versi simili a quelli di Tarantino, soprattutto Boogie Nights. In Magnolia usa il melodramma, usa la lacrima, usa il sesso, usa la musica, tutto come se fosse portato sullo stesso piano e miscelato. In questo sta il vero legame di continuità rispetto alla New Hollywood. Dall’altro lato, rispetto alle modalità hollywoodiane, Anderson rimane un regista abbastanza atipico, perché non si è mai scontrato – se non vagamente, per il primo film – con le logiche della produzione americana. Essendo figlio d’arte e molto ricco, scrive dirige e produce tutti i suoi film, con la libertà di fare sostanzialmente ciò che vuole: a ventisei anni un film come Boogie Nights che sembra fatto da Scorsese, oppure Magnolia, un progetto gigantesco che diventa l’emblema del cinema americano di quel periodo, tre ore, corale, con degli attori pazzeschi. Dal Petroliere in poi assistiamo invece ad un autore che cambia molto, diventa più maturo, comincia a guardare anche al cinema classico, a Orson Welles, a John Huston, trasformandosi in un regista complesso e profondo. The Master è il più spiazzante: doveva essere il film sul creatore di Scientology, una grande biografia con grandi attori. Invece è tutto al chiuso, tutto buio, non ha storia e quindi rimane difficilissimo da incasellare. Racchiude tanti film in uno solo ed è il grande film sulla crisi del cinema contemporaneo, sull’incapacità del cinema di penetrare l’anima dei personaggi. Inherent Vice è tratto da un romanzo di Thomas Pynchon, impresa che nessun regista aveva tentato prima. Dà l’idea di quanto Anderson continui a essere un regista ambizioso. Ma rispetto al passato, quando l’ambizione equivaleva anche al suo gigantismo di autore che vuole raccontare tutto, ora si accontenta di fare film meno spigolosi. In Inherent Vice è difficile capire la vicenda, l’andamento e anche l’idea di fondo. Eppure è un film straordinario sulla crisi del rapporto che ogni persona nella società contemporanea ha con la realtà stessa.”
(Roberto Manassero, autore del libro Paul Thomas Anderson, intervista di Marco Zucchi)

Nato a Studio City (California) il 26 giugno 1970, Paul Thomas Anderson è regista e sceneggiatore. La vena artistica è sicuramente un’eredità paterna. Il signor Ernie Anderson, infatti, sotto le mentite spoglie di ‘Ghoulardi’, ha recitato in una serie horror trasmessa a tarda notte sulla televisione di Cleveland. Inoltre, è stato tra i primi a possedere un registratore VCR permettendo così al figlio di disporre, fin dalla giovane età, di un numero infinito di film e di muovere i primi passi nel mondo delle riprese. Quello che sembrava solo un passatempo per bambini si rivelerà, in realtà, il lavoro della vita. Abbandonata la scuola di cinema, si cimenta subito con alcuni documentari che già fanno ben sperare, quali: The Dirk Diggler Story (1988) e Cigarettes & Coffee (1993). Il primo lungometraggio arriva nel 1996 con Sydney, grazie al finanziamento del Sundance Lab. Ma l’apprezzamento a livello internazionale lo riscuote, prima, per il drammatico Boogie Nights - L’altra Hollywood (1997), poi con l’enigmatico Magnolia (1999) che guadagna tre candidature all’Oscar, tra cui anche per la sceneggiatura originale. Un fuoriprogramma nel suo carnet, finora sempre all’insegna della drammaticità e coralità dei protagonisti, è il film Ubriaco d’amore (2002) che ha come protagonista Adam Sandler, attore molto apprezzato dal regista. Il film gli è valso anche un premio per la miglior regia al Festival di Cannes, Ex-Aequo con Chihwaseon di Im Kwon-Taek. Tuttavia, l’apice del successo arriva nel 2007 con lo sconvolgente Il petroliere, in cui riesce a servirsi di Daniel Day-Lewis davvero magnificamente. Il film viene pluripremiato e il regista ottiene un Orso d’argento per la miglior regia e una candidatura all’Oscar per la stessa categoria. Un altro lavoro che risulta fuori dalle righe è The Master (2012), sulla discussa figura del fondatore di ‘Scientology’ L. Ron Hubbard, che dopo una lunga e difficile gestazione viene presentato e vince il Leone d’Argento per la regia alla 69. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Nel 2015, Paul Thomas Anderson ritrova la California e gli anni ‘70 con l’adattamento del romanzo di Thomas Pynchon: Inherent Vice. Lavora di nuovo con Joaquin Phoenix che interpreta Doc Sportello, un investigatore privato che indaga su diversi fronti nella Los Angeles della fine dell’epoca flower power.
Anderson ha curato anche la regia di video musicali. Il suo film preferito da sempre è Quinto potere (1975), di Sidney Lumet. Dalla moglie Maya Rudolph ha avuto tre figli.










  1. Non avendo trovato gli aventi diritto di alcuni film, i cineclub sono disposti a pagare il dovuto qualora questi dovessero manifestarsi.

Lavorazione del metallo - Sementina