Circolo del cinema di Bellinzona


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CH6500 Bellinzona

il cinema di Valerio Zurlini

10 Gennaio - 2 marzo 2011

 

Le soldatesse

1965

Soggetto e sceneggiatura: Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, con la collaborazione di Valerio Zurlini e Franco Solinas, dal romanzo omonimo di Ugo Pirro; fotografia: Tonino Delli Colli; montaggio: Franco Arcalli; scenografia: Sergio Canevari; musica Mario Nascimbene; suono: Emilio Rosa; interpreti: Anna Karina, Marie Laforêt, Lea Massari, Rossana Di Rocco, Valeria Moriconi, Milena Dravic, Tomas Milian, Mario Adorf, Guido Alberti, Aca Gavric, Alenka Rancic, Mila Contini, Pelba Jelena Zigon, Joacha Rancic, Duje Vuisic, Milena Preradovic, Marija Baranovic, Nadezda Vukicevic, Ruzica Veljovic; produzione: Morris Ergas per Zebra Film – Debora Film (Roma)/Franco-London Film (Paris) in collaborazione con Avala Film (Belgrado) e Omnia Deutsch Film (München).

35mm, bianco e nero, 120’

Durante la guerra di Grecia, il tenente italiano Martino (Milian) è costretto a viaggiare su un camion con un gruppo di donne destinate ai bordelli militari: vedrà la guerra da un’altra ottica, avrà una fugace avventura (con la Karina) e alla fine lascerà che una di loro (Laforêt) fugga sulle montagne. Dall’omonimo romanzo autobiografico di Ugo Pirro (…), il film affronta il periodo dell’occupazione italiana in Grecia tenendosi lontano dalla retorica, con più di un episodio “esemplare” (la figura del miliziano fascista volgare ed egoista, il rastrellamento di un paesino e la fucilazione sommaria di tre partigiani). Un “atto di dolore recitato in ricordo di poco onorevoli imprese” (Brunetta) che sa evitare le tentazioni voyeuristiche (…)

“Alla fine della guerra gli italiani sono stati abilissimi a far cadere tutte le responsabilità su Mussolini e sui tedeschi. Secondo me, ciò che fa l’importanza di Le soldatesse, importanza spesso misconosciuta, è il fatto che il film dice: “No, la colpa non era loro ma nostra, anche noi abbiamo fatto la guerra come loro e ci siamo comportati male”. E infatti è l’unico film italiano in cui si vede un massacro commesso da italiani, un atto di rappresaglia compiuto dalle camicie nere, cioè dagli uomini che si distinguevano dai soldati normali soltanto per una differenza ideologica (…) Insomma, avevo l’impressione che il cinema italiano dovesse emendarsi di fronte alla propria storia e di fronte al proprio paese. E in questa direzione ho spinto la sceneggiatura”. (Valerio Zurlini)