Circolo del cinema di Bellinzona


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CH6500 Bellinzona

il cinema di Valerio Zurlini

10 Gennaio - 2 marzo 2011

 

Le Ragazze di San Frediano
1954

Sceneggiatura: Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, liberamente tratta dal romanzo omonimo di Vasco Pratolini (1952); fotografia: Gianni Di Venanzo; montaggio: Mario Bonotti; musica: Mario Zafred; suono: Aldo Calpini, Gabriele della Vedova; interpreti: Antonio Cifariello, Rossana Podestà, Giovanna Ralli, Marcella Mariani, Giulia Rubini, Luciana Liberati, Corinne Calvet, Adriano Micantoni, Giovanni Minervini, Sergio Raimondi, Mitzi Roman, Alberto Archetti, Ada Bartolucci, Boris Cappelli, Cesarina Cecconi, Anita Nencioli, Corrada De Mayo, Giovanni Nannini, Guido Sorelli, Augusto Vannetti, Peter Trent, Giuliano Montaldo; voce narrante: Arnoldo Foà; produzione: Enzo Provenzale per Lux Film.

35mm, bianco e nero, 94’ (rid 83’)

Un giovane meccanico fiorentino soprannominato Bob, perché “bello come Robert Taylor” (Cifariello), ha contemporaneamente cinque ragazze: quella (Mariani) che ha promesso di sposare, delusa, tenta il suicidio, un’altra (Podestà) dice di essere stata sedotta durante la festa di fidanzamento, la terza (Rubini) ha lasciato per lui il fidanzato, la quarta (Ralli) lo abbandona senza rimpianti, la quinta (Calvet) vorrebbe portarlo via da Firenze. Vivace ritratto di un dongiovanni impenitente e delle sue conquiste, realizzato con insolita freschezza e schietta ironia, ma con un finale annacquatissimo rispetto al romanzo, nel quale le ragazze si vendicavano del giovane portandolo in giro nudo per il quartiere. Di rilievo l’attenzione al contesto e la resa figurativa.

“È una commedia all’italiana, anche se un po’ differente dai modelli correnti all’epoca, tipo Pane, amore e fantasia. È una commedia di giovani, con qualche punto di contatto con Gli innamorati di Mauro Bolognini, che però è stato girato successivamente. Le ragazze di San Frediano era un film spirituale, gioioso, ironico; era interamente interpretato da debuttanti, il che gli dava un’aria di freschezza e di vivacità. Per altro, era una commedia piuttosto malinconica: faceva ridere, ma fino a un certo punto”. (Valerio Zurlini)