Circolo del cinema di Bellinzona


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CH6500 Bellinzona

il cinema di Valerio Zurlini

10 Gennaio - 2 marzo 2011

 

Il deserto dei Tartari

1976

Soggetto e sceneggiatura: André G. Brunelin, Jean-Louis Bertucelli, dal romanzo omonimo di Dino Buzzati; fotografia: Luciano Tovoli; montaggio: Kim Arcalli, Raimondo Crociani; scenografia: Georges Pierre; suono: Bernard Bats; musica: Ennio Morricone; interpreti: Jacques Perrin, Vittorio Gassman, Giuliano Gemma, Helmut Griem, Philippe Noiret, Jean-Louis Trintignant, Max von Sydow, Laurent Terzieff, Fernando Rey, Francisco Rabal, Giovanni Attanasio, Jean-Pierre Clairin, Alain Corot, Manfred Freyberger, Shaban Goichin Honar, Giorgio Cerioni, Maurizio Marzan, Dino Mele, Yves Morgan, Kamran Nozad, Giuseppe Pambieri, Bryan Rostron, Rolf Wanka, Lilla Brignone, Chantal Perno; produzione: Michelle De Broca, Jacques Perrin, Giorgio Silvagni, Bahman Farmanara per Cine Due (Roma)/Reggane Film – Fildebroc Films de l’Astrophore – FR3 (Paris)/Corona Filmproduktion GmBh (München), in collaborazione con FIDCI (Tehran).

35mm, colore, 148’

Il  ventenne tenente di fresca nomina Drogo (Perrin) viene assegnato, forse per errore, alla fortezza Bastiani, ultimo baluardo posto ai confini dell’impero prima del deserto anticamente popolato dai Tartari. Nella postazione avanzata, tutti aspettano con ansia l’eventuale arrivo dei nemici come riscatto dall’opprimente grigiore della vita di guarnigione, e intanto compiono con scrupoloso rigore le abituali esercitazioni da regolamento. Drogo tenta di farsi trasferire, ma un’inspiegabile attrazione verso la sacralità del luogo, sempre più forte in lui, lo costringe a rimanere e finisce per trascorrervi l’intera carriera, nella vana e illusoria attesa dei fantomatici Tartari.

“La mia intenzione era di fare un finale estremamente fedele al libro (…) pensavo di girare seguendo il libro fino all’ultima battuta (…) È davvero per la mancanza di mezzi che non abbiamo potuto girare un finale conforme al libro, e seguire il finale previsto da Brunelin nella sceneggiatura. Comunque, credo che il film proponga un’interpretazione del libro, si tratta quasi di un’opera autonoma, pur rimanendo sotto molti aspetti fedele al libro (…) I Tartari sono interni al nostro spirito e rappresentano il mistero della morte, ed è giusto che siano anche un mistero non identificabile con un esercito alle frontiere. Sono qualcosa che viene dal nulla, non si vedono mai o solo negli ultimi istanti della vita quando la morte bussa alla porta. I Tartari non esistono, in realtà rappresentano l’incognito che c’è nella vita”. (Valerio Zurlini)