Circolo del cinema di Bellinzona


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CH6500 Bellinzona

BELLINZONA _ LUGANO _ MENDRISIO _ LOCARNO

UN PO’ DI CINEMA SVIZZERO



APRILE 2011    

 

Presentazione

Ogni anno l’appuntamento con il cinema svizzero si profila con un’attenzione particolare per una regione linguistica, un tema o un genere. L’anno scorso  il programma si caratterizzava da una parte per la presenza dei due film che avrebbero poi vinto i Quartz nelle categorie del lungometraggio di finzione e del documentario (Coeur animal di Séverine Cornamusaz e Die Frau mit den fünf Elefanten di Vadim Jendreyko), dall’altra per la forte rappresentanza ticinese o italofona (Sinestesia di Erik Bernasconi, Hugo en Afrique di Stefano Knuchel e la selezione di cortometraggi “Spazio Ticino” dal Film Festival Centovalli). Quest’anno il cinema che ha a che fare in qualche modo con il Ticino  è ancora ben in evidenza: oltre a quattro cortometraggi di giovani registi  (La danza delle ninfe di Riccardo Bernasconi e Francesca Reverdito, Moving Forest di Niccolò Castelli, Con la licencia de Dios di Simona Canonica e Fratelli di Fabrizio Albertini), abbiamo voluto inserire nel nostro programma La grande eredità dei fratelli Fosco e Donatello Dubini, che ticinesi non sono, ma che sono tornati nella casa di Lodrino dove passavano le loro vacanze da bambini per offrirci un originale e ironico ritratto della loro famiglia di immigrati italiani, sempre in precario equilibrio tra integrazione e esclusione. Inoltre, per testimoniare come una parte del cinema svizzero parla anche italiano, proponiamo quest’anno il film di Nicola Bellucci Nel giardino dei suoni, vincitore del Prix de Soleure 2010, cui l’anno scorso abbiamo purtroppo dovuto rinunciare all’ultimo momento.

Ma il piatto forte di questa edizione del 2011 è senz’altro costituito dal documentario, da sempre il terreno sul quale i registi svizzeri sanno esprimersi su livelli qualitativi molto alti. Due sono i film in programma che hanno ricevuto la nomination per il Premio del cinema svizzero: l’uno è Aisheen (Still Alive in Gaza) di Nicolas Wadimoff, splendido documentario che ci fa scoprire una Gaza diversa da quella che conosciamo attraverso la Tv, devastata sì dalla criminale operazione “Piombo fuso”, ma anche intensamente umana e a tratti surreale; l’altro è Cleveland contre Wall Street di Jean-Stéphane Bron, proposto anche per gli allievi delle scuole superiori del Bellinzonese, che mette in scena un processo cinematografico intentato dagli sfrattati della città dell’Ohio contro le banche di Wall Street e getta una luce nuova su quella che è stata la crisi economico-finanziaria di cui ancora subiamo le conseguenze. Non meno interessanti, benché esclusi dal ristretto numero dei nominati per i Quartz, gli altri documentari: Toumast – Entre guitare et kalashnikov di Dominique Margot, viaggio politico e musicale all’interno della cultura tuareg; Beyond this Place di Kaleo La Belle, difficile incontro-scontro in bicicletta tra un figlio e un padre che non si è mai occupato di lui; Zimmer 202: Peter Bichsel in Paris di Eric Bergkraut, che è riuscito a convincere lo scrittore solettese a recarsi a Parigi, dove non era mai stato e dove non si è certo comportato come un normale turista; e Bouton di Res Balzli, accorato inno alla vita di una giovane marionettista condannata dal cancro.

Quest’ultimo documentario rientra in un pacchetto assai consistente di film svizzeri visti a Soletta che affrontano i temi della malattia e della morte: fra questi figura anche l’unico lungometraggio di finzione presente nel nostro programma, Satte Farben vor Schwarz dell’esordiente Sophie Heldman, che si avvale di una coppia di grandi attori per la prima volta assieme sullo schermo, Bruno Ganz e Senta Berger.  Abbiamo quindi cercato la collaborazione di due associazioni che in Ticino si occupano di approfondire questi problemi, l’Istituto Medical Humanities dell’EOC, rappresentato dal Dr. Roberto Malacrida, e l’Associazione Hospice Ticino.

Per il resto la fiction svizzera, pur  rappresentata a Soletta da una trentina di film, era a nostro parere di una qualità molto modesta, con l’eccezione di pochi film che si sono già visti, o speriamo si vedranno, nelle nostre sale (come La petite chambre di Véronique Reymond e Stéphanie Chuat, Zu Zweit di Barbara Kulcsar, Silberwald di Christine Repond o 180° di Cihan Inan). Non possiamo perciò dichiararci delusi di avere privilegiato il documentario in questa edizione di “Un po’ di cinema svizzero”; e siamo convinti che i film in programma sapranno soddisfare le aspettative degli spettatori ticinesi.


Michele Dell’Ambrogio

Circolo del cinema Bellinzona

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