Circolo del cinema di Bellinzona

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CH-6500 Bellinzona


5 - 27 APRILE 2016

UN PO' DI CINEMA SVIZZERO

 

Si diceva l’anno scorso dello strapotere delle produzioni svizzero tedesche, aggiungendo per precauzione che era forse troppo presto per parlare di un nuovo orientamento del cinema svizzero.
Ebbene, quest’anno sembrerebbe esserci la conferma, se non addirittura il rafforzamento, di questa tendenza. Se si guarda alle nomination per il Premio del cinema svizzero, sia nel campo della fiction sia in quello del documentario, la supremazia del cinema prodotto nella parte tedescofona del paese è netta: su dieci film nominati (cinque per la fiction, altrettanti per il documentario), solo due sono romandi: La vanité di Lionel Baier e Dirty Gold War di Daniel Schweizer; e nessuno rappresenta la Svizzera italiana! Era inevitabile che questa situazione si riflettesse anche nell’edizione 2016 di “Un po’ di cinema svizzero”, che si propone come sempre di far conoscere al pubblico ticinese (tenuto costantemente a digiuno pressoché totale dagli esercenti locali) il meglio di quanto la cinematografia nazionale è in grado di produrre. È con grande piacere, quindi, che i cineclub cantonali presentano quest’anno, in prima visione ticinese, tre dei cinque nominati per il miglior film di finzione: Amateur Teens di Niklaus Hilber, che getta uno sguardo inquietante sul modo in cui gli adolescenti vivono la propria sessualità, Köpek di Esen Isik, che racconta con grande sensibilità le storie di tre personaggi emarginati nella megalopoli di Istanbul, e Nichts passiert di Micha Lewinsky, che ci sprofonda con perizia professionale nelle oscure atmosfere di un thriller famigliare (gli altri due film in gara per il Quartz - il già citato La vanité e il sopravvalutato film collettivo Heimatland - hanno già avuto l’onore della Piazza, rispettivamente del Concorso, all’ultimo Festival di Locarno). Per quanto riguarda il documentario, anche qui il nostro programma offre tre dei cinque nominati: Als die Sonne vom Himmel fiel di Aya Domenig, Grozny Blues di Nicola Bellucci e Imagine Waking up Tomorrow and All Music Has Disappeared di Stefan Schwietert. A questi abbiamo aggiunto, in rappresentanza della Svizzera romanda, Fragments du paradis di Stéphane Goël (che non era in lizza per le nomination, ma lo sarà l’anno prossimo), il vincitore del Prix de Soleure (il bellissimo ritratto di famiglia con cinepresa non gradita) Das Leben drehen di Eva Vitija, e Resuns di Aline Suter e Céline Carridroit (prezioso e delicato omaggio alla lingua romancia ripescato dalle Giornate di Soletta del 2015).
Come ormai tradizione da qualche anno a questa parte, non manchiamo di dare spazio a ciò che si muove in Ticino, anche se quest’anno a Soletta la presenza della Svizzera italiana era veramente ridotta al lumicino. Una serata di corti “ticinesi” recenti alla presenza dei registi è prevista a Bellinzona il 12 aprile; alcuni di questi si potranno vedere sia al Monte Verità di Ascona la settimana dopo o prima di alcuni lungometraggi in programma a Lugano e Mendrisio.
Il cinema svizzero merita di essere visto, come il pubblico ticinese che è accorso alle ultime edizioni ha ben capito, perché ci interroga e ci coinvolge profondamente, offrendoci rappresentazioni del mondo che ci circonda, dentro e fuori i confini nazionali, e perché il suo livello artistico non è certo inferiore a quello dei film provenienti da altri più blasonati paesi.



Michele Dell’Ambrogio

Circolo del cinema Bellinzona