Un po' di cinema svizzero '08
CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA
4 - 29 aprile 2008
"Diversità, abbondanza, apertura sul mondo": con queste tre parole chiave Ivo Kummer definiva in gennaio la vetrina dei film svizzeri 2007 in programma alle 43.e Giornate di Soletta; e aggiungeva che "le storie portate sullo schermo provengono quest'anno da tutti gli angoli del pianeta o quasi".
Un cinema nomade, quindi, che non si accontenta più di chinarsi soltanto sulla realtà del nostro paese, ma che aspira al viaggio oltre le frontiere, per gettare uno sguardo su altri mondi e su altre culture.
Così questa nostra tradizionale selezione di film svizzeri realizzati nell'anno appena trascorso ci permetterà anche di viaggiare molto lontano: guidati da Bruno Moll, potremo seguire i passi dei pellegrini sulla strada che porta a Santiago de Compostela (Zu Fuss nach Santiago de Compostela), oppure ripercorrere il periplo di Paul Klee in Tunisia, accompagnati anche da un esperto di quel paese e della sua cultura, il cineasta Nacer Khemir (Die Tunisreise). Pierre-Yves Borgeaud, da parte sua, si affida alla ricerca musicale del cantante africano Youssou N'Dour per portarci da Atlanta a New Orleans, da New York a Lussemburgo, con meta finale il Senegal, Dakar e l'isola di Gorée, dove gli schiavi venivano caricati sulle navi che li avrebbero portati nel "Nuovo Mondo" (Retour à Gorée). Oliver Rihs ci conduce per mano nella città che è ormai la sua, Berlino, alla scoperta di una realtà marginale ignorata dalle guide turistiche.
Ma c'è anche chi rimane in patria, o meglio, viaggia all'interno dei confini di una nazione che continua ad illudersi di essere un'isola speciale nel grande mare europeo, per farci scoprire, invece, come il mondo esterno faccia irrimediabilmente parte di noi. Thomas Imbach non ha bisogno di lasciare le rive del lago di Costanza per renderci complici di un viaggio senza limiti: basta immaginare il tuffo di un banchiere svizzero nelle sue acque per portarci ovunque, anche in un universo popolato da streghe inquietanti e dolci sirene (I Was a Swiss Banker). E c'è chi, come Remo Legnazzi, da Berna ritorna in Val di Blenio, per fare il punto, trent'anni dopo Cronaca di Prugiasco, sulla situazione dei rari contadini di montagna rimasti. O chi, come Stefan Schwietert, si occupa di musicisti svizzeri (o residenti in Svizzera) che tendono un orecchio alla musica tradizionale ma con l'altro stanno ben attenti a captare i suoni del mondo, che possono portarli persino a visitare le steppe della Mongolia (Heimatklänge). O ancora chi, stabilitosi da tempo in Portogallo, come Jeanne Waltz, ritorna sulle alture del Giura per raccontarci la singolare storia di una ragazza a cui quel mondo va oltremodo stretto (Pas douce). E per finire c'è anche chi, algerino di origine come Mohammed Soudani, non si muove da Lugano, dove però interagiscono personaggi che vengono dall'Albania o dalla Colombia (Roulette).
Il cinema svizzero è ormai diventato un cinema all'insegna del meticciato e questa sua evoluzione non fa che riflettere l'evoluzione del mondo. C'è quindi da sperare che siano definitivamente cadute le barriere psicologiche che in passato ci inducevano a pensarlo come un cinema un po' provincialotto, prigioniero di una tradizione culturale ora esaltata ora contestata, ma che comunque finiva per considerare la Svizzera come l'ombelico del mondo. Oggi i cineasti svizzeri studiano all'estero, viaggiano in tutto il mondo e denotano una curiosità insaziabile per tutto ciò che succede oltre i confini del nostro paese. Se si continua a parlare di "cinema svizzero", è solo sulla base del luogo di residenza dell'autore o del produttore principale. Purtroppo il Ticino continua a dimostrarsi poco aperto a tutto ciò che nel cinema odora di rossocrociato: da qui la necessità di mantenere viva questa rassegna, che ogni anno porta sui nostri schermi un pugno di film che altrimenti sarebbero visti solo dagli addetti ai lavori.

Michele Dell'Ambrogio
Circolo del cinema Bellinzona