CINEMA DELL'ALTRO MONDO
novembre - dicembre 2007
CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA

Presentazione

di Michele Dell'Ambrogio

Per il quattordicesimo anno consecutivo ritorna Cinema dell'altro mondo (fino a qualche anno fa Cinema dal sud del mondo). Un'occasione importante per allargare i propri orizzonti cinematografici e culturali, per capire soprattutto che il cinema non è solo quel che passano Hollywood e il mercato cosiddetto globalizzato, che della complessità del globo se ne fanno però un baffo in nome di superiori interessi commerciali.
Fra gli otto film che offriamo questa volta allo spettatore ticinese, salutiamo con particolare piacere la presenza di due ottimi film africani: Bamako di Abderrahmane Sissako (senz'altro oggi il regista più maturo e originale del continente nero), che ha il raro merito di coniugare la denuncia politica con la poesia del quotidiano; e Daratt di Mohamet-Saleh Haroun, che affronta i temi universali della vendetta e del perdono sullo sfondo di un paese, il Ciad, devastato dalla guerra.
Ma l'altro mondo non è solo il sud del mondo sfruttato e abbandonato a se stesso: può essere anche un paese economicamente trainante come il Giappone, da cui giunge l'ultimo film di un giovane regista sensibile e duttile come Hirokazu Kore-eda, che ci regala una deliziosa e farsesca rivisitazione del mito del samurai (Hana yori mo naho); o può essere anche la grande Russia che fatica a trovare la sua strada tra aspirazioni democratiche e tentazioni autoritarie, in cui un esordiente come Ivan Vyrypaev preferisce ripiegare sulla storia privata di un amour fou primordiale (Ejforjia).
L'altro mondo può essere anche, a condizione di andare al di là dello sguardo frettoloso del turista, l'Indonesia, da cui può anche arrivare una folgorante Opera Jawa, mirabile sintesi coreografica di tradizione e modernità firmata da un cineasta sperimentato come Garin Nugroho; oppure l'Argentina dai sogni infranti, da tempo fucina di un nuovo cinema di “storie minime”, qui rappresentata da Nacido y criado, l'ultimo film di un pioniere come Pablo Trapero (chi non ricorda il suo delicatissimo Mundo grua?) e dall'opera prima di Lucía Puenzo, XXY, che affronta lo scabroso tema dell'ermafroditismo.
E un altro mondo è il Brasile, dove esiste anche un deserto di sabbia, vero protagonista che imprigiona i personaggi nella saga famigliare Casa de Areja di Andrucha Waddington.
A parte Bamako, che ha già fatto qualche troppo rapida apparizione nelle sale (ma che si può e si dovrebbe rivedere per apprezzarne lo spessore) e XXY, che figura nel cartellone di Castellinaria, tutti gli altri film sono in prima visione ticinese. Di solito è nostra premura avvertire lo spettatore potenziale che queste prime visioni rischiano fortemente di essere le uniche e quindi le ultime, considerando il quasi totale disinteresse dei nostri gestori di sale per questo tipo di film. Chissà che questa volta i nostri tristi presagi non vengano smentiti? Comunque è consigliabile approfittare dell'offerta dei cineclub e correre a vedere ora i film dell'altro mondo, perché “di doman non c'è certezza”, come già diceva un magnifico signore più di cinque secoli fa.