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AKI KAURISMÄKI
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Nel 1992 il Circolo del cinema di Bellinzona aveva già dedicato una rassegna ad Aki Kaurismäki, con il sottotitolo «Un finlandese controcorrente». Cera tutta la sua produzione, cortometraggi compresi, fino a Ho affittato un killer (1990). Se oggi lo riproponiamo è perché questo regista solitario continua ad affascinarci e perché nel frattempo ha realizzato parecchi altri film che, benché usciti nelle sale, si possono e si dovrebbero rivedere, per ritrovare ciò che nel cinema di oggi è assai difficile trovare: la purezza, linnocenza dello sguardo. Testardo e profondamente cinefilo, Kaurismäki prosegue sulla sua strada, senza concessioni allo spettacolo, lontano dalle mode, nel solco tracciato dai grandi registi del passato che dichiara di amare: Bresson, Buñuel, Godard, Dovzenko, Renoir, Ozu, De Sica, Sirk, Capra, Powell, Cassavetes, Fuller, Welles, Bergman... Il suo è un cinema che ricerca lessenzialità delle cose, che sfronda il superfluo, che procede per sottrazione. I suoi personaggi parlano poco, al limite non parlano (come in Juha), perché nel mondo si parla già troppo. Il mondo che rappresenta sembra un mondo che non esiste più, privo di tecnologia, molto «sovietico», teneramente squallido e desolato. I suoi personaggi sono fuori dal tempo, malinconici e buffi, arroccati nel loro nordico silenzio. Eppure limpressione è quella di una scabra verità, in cui i rapporti umani, messi a nudo e privati dei consueti convenevoli, si rivelano nella loro profonda e dolorosa realtà, nella loro sostanziale difficoltà di essere. Kaurismäki si dichiara ed è un regista politico, e anche di questo nella confusione di oggi abbiamo bisogno: «Karl Marx continua ad aver ragione. Salvo che non ci sono più i capitalisti, cè soltanto il capitale che vive tutto solo. Oggi, agli ultimi piani delle grande imprese, non cè più nessuno, solo fili attaccati a macchine, e i computer stanno trovando il modo di fare a meno di noi. Quando saremo vomitati dalla Terra, e sarebbe auspicabile che la Terra si sbarazzasse di noi un giorno o laltro, bisognerà che qualcuno pensi quel giorno a staccare quei fili». Kaurismäki fa film per sopravvivere, per non sprofondare nellalcolismo, con grande economia di mezzi, sempre con gli stessi collaboratori, con gli stessi attori, in un regime di assoluta autarchia. Con poco ci dà molto: uno sguardo puro e disincantato sul mondo. Ci ridà la passione per un cinema che credevamo perduto e, ultimamente, sa anche infonderci una salutare dose di ironico ottimismo. Ci ridà il piacere di una musica daltri tempi, che insistentemente si sovrappone ai silenzi dei suoi personaggi: il rock di provincia, il tango finlandese del grande Olavi Virta, che «non è questione di tecnica, si balla cuore contro cuore, dolcemente». La rassegna propone allIdeal di Giubiasco tutti i film realizzati da Kaurismäki da La fiammiferaia (1989) a Luomo senza passato (2002), con leccezione del poco riuscito Leningrad Cowboys Meet Moses (1994). Nelle altre sale, per motivi contingenti diversi, la scelta è più ristretta, ma comprende anche il recupero di Leningrad Cowboys Go America (1989), che precede nella filmografia del regista La fiammiferaia. Michele DellAmbrogio Circolo del cinema Bellinzona Le schede sui film sono tratte da Il Mereghetti. Dizionario dei film 2004, Milano, Baldini & Castoldi, 2003; da diversi numeri di «Cineforum»; e da Aki Kaurismäki, a cura di Francesco Bono, Bruno Fornara e Angelo Signorelli, Bergamo Film Meeting 90. Per la messa a disposizione delle copie si ringrazia la Filmcoopi Zürich AG. |
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