AKI
KAURISMÄKI

10.05.04/15.06.04

CIRCOLO
DEL
CINEMA
BELLINZONA
AKI KAURISMÄKI
Lettere dalla Finlandia

Con la collaborazione del Consolato di Finlandia, Lugano

maggio-giugno 2004
Nel 1992 il Circolo del cinema di Bellinzona aveva già dedicato una rassegna ad Aki Kaurismäki, con il sottotitolo «Un finlandese controcorrente». C’era tutta la sua produzione, cortometraggi compresi, fino a Ho affittato un killer (1990). Se oggi lo riproponiamo è perché questo regista solitario continua ad affascinarci e perché nel frattempo ha realizzato parecchi altri film che, benché usciti nelle sale, si possono e si dovrebbero rivedere, per ritrovare ciò che nel cinema di oggi è assai difficile trovare: la purezza, l’innocenza dello sguardo. Testardo e profondamente cinefilo, Kaurismäki prosegue sulla sua strada, senza concessioni allo spettacolo, lontano dalle mode, nel solco tracciato dai grandi registi del passato che dichiara di amare: Bresson, Buñuel, Godard, Dovzenko, Renoir, Ozu, De Sica, Sirk, Capra, Powell, Cassavetes, Fuller, Welles, Bergman...
Il suo è un cinema che ricerca l’essenzialità delle cose, che sfronda il superfluo, che procede per sottrazione. I suoi personaggi parlano poco, al limite non parlano (come in Juha), perché nel mondo si parla già troppo. Il mondo che rappresenta sembra un mondo che non esiste più, privo di tecnologia, molto «sovietico», teneramente squallido e desolato. I suoi personaggi sono fuori dal tempo, malinconici e buffi, arroccati nel loro nordico silenzio. Eppure l’impressione è quella di una scabra verità, in cui i rapporti umani, messi a nudo e privati dei consueti convenevoli, si rivelano nella loro profonda e dolorosa realtà, nella loro sostanziale difficoltà di essere.
Kaurismäki si dichiara ed è un regista politico, e anche di questo nella confusione di oggi abbiamo bisogno: «Karl Marx continua ad aver ragione. Salvo che non ci sono più i capitalisti, c’è soltanto il capitale che vive tutto solo. Oggi, agli ultimi piani delle grande imprese, non c’è più nessuno, solo fili attaccati a macchine, e i computer stanno trovando il modo di fare a meno di noi. Quando saremo vomitati dalla Terra, e sarebbe auspicabile che la Terra si sbarazzasse di noi un giorno o l’altro, bisognerà che qualcuno pensi quel giorno a staccare quei fili».
Kaurismäki fa film per sopravvivere, per non sprofondare nell’alcolismo, con grande economia di mezzi, sempre con gli stessi collaboratori, con gli stessi attori, in un regime di assoluta autarchia.
Con poco ci dà molto: uno sguardo puro e disincantato sul mondo. Ci ridà la passione per un cinema che credevamo perduto e, ultimamente, sa anche infonderci una salutare dose di ironico ottimismo. Ci ridà il piacere di una musica d’altri tempi, che insistentemente si sovrappone ai silenzi dei suoi personaggi: il rock di provincia, il tango finlandese del grande Olavi Virta, che «non è questione di tecnica, si balla cuore contro cuore, dolcemente».
La rassegna propone all’Ideal di Giubiasco tutti i film realizzati da Kaurismäki da La fiammiferaia (1989) a L’uomo senza passato (2002), con l’eccezione del poco riuscito Leningrad Cowboys Meet Moses (1994). Nelle altre sale, per motivi contingenti diversi, la scelta è più ristretta, ma comprende anche il recupero di Leningrad Cowboys Go America (1989), che precede nella filmografia del regista La fiammiferaia.

Michele Dell’Ambrogio
Circolo del cinema Bellinzona


Le schede sui film sono tratte da Il Mereghetti. Dizionario dei film 2004, Milano, Baldini & Castoldi, 2003; da diversi numeri di «Cineforum»; e da Aki Kaurismäki, a cura di Francesco Bono, Bruno Fornara e Angelo Signorelli, Bergamo Film Meeting ’90.

Per la messa a disposizione delle copie si ringrazia la Filmcoopi Zürich AG.