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Circolo del Cinema Bellinzona

SCHEGGE FESTIVALIERE
FILM DA CANNES, VENEZIA, BERLINO, LOCARNO

maggio - giugno 2024

Immagine da EVIL DOES NOT EXIST

EVIL DOES NOT EXIST
(Aku wa sonzai shinai)
Giappone 2023

Regia, sceneggiatura: Ryûsuke Hamaguchi
Fotografia: Yoshio Kitagawa
Montaggio: Ryûsuke Hamaguchi, Azusa Yamazaki
Musica: Eiko Ishibashi

Interpreti: Hitoshi Omika, Ryo Nishikawa, Ryuji Kosaka, Ayaka Shibutani, Hazuki Kikuchi e Hiroyuki Miura

Produttore: Satoshi Takata

Colore, v.o. giapponese; st francese, tedesco; 106’

Gran Premio della giuria e premio FIPRESCI Venezia 2023
Miglior film al BFI London Film Festival 2023


In una località boschiva non lontana da Tokyo, il tuttofare Takumi e sua figlia Hana, di otto anni, vivono in armonia con la natura e con i pochi abitanti del luogo. Una grande impresa dello spettacolo decide però di aprire un glamping, ovvero un camping con il glamour di un resort, proprio sulla strada che i cervi percorrono per abbeverarsi, minacciando oltretutto la qualità dell’acqua di sorgente, della quale gli abitanti tutti, umani e animali, fanno un uso vitale. La comunità si preoccupa e domanda spiegazioni, così due impiegati della grande azienda vengono mandati sul posto per chiedere l’aiuto e l’intercessione di Takumi.

Il cineasta giapponese si abbandona a un flusso, alla ricerca di un cinema che vive soprattutto di movimenti. E, per contrappunto, di pause, silenzi, momenti di stasi. Un film magico e bellissimo. “Occorre equilibrio”, insiste Takumi, con pacata consapevolezza. Vivere nella natura significa rispettarne i ritmi e i cicli vitali, ma anche le segrete forze, quelle che possono liberarsi e ribellarsi da un momento all’altro. Dare carta bianca alle ragioni del denaro significa non tener conto delle esigenze dell’ambiente e, in sostanza, della vita. In una prospettiva ideale, l’economia non dovrebbe essere mai la prima delle ragioni.
È interessante che il nuovo film di Ryûsuke Hamaguchi nasca dal progetto di un accompagnamento visivo alle esibizioni dal vivo della musicista Eiko Ishibashi. Un materiale originale che è poi stato progressivamente esteso e articolato in un lungometraggio. Il che lo pone, al di là delle differenze, in piena continuità con una delle tracce fondamentali di Drive My Car, dove “le parole vengono utilizzate soprattutto come forma pura di struttura ritmica, flusso sonoro che si fa tappeto timbrico alle immagini”. A cominciare dalla sequenza iniziale, quella lunga carrellata che riprende i rami e le chiome degli alberi dal basso verso l’alto, perpendicolarmente, e che suggerisce la sensazione di qualcosa che scorre, come una lenta pioggia che bagna lo schermo. Finché, come ogni corso d’acqua, il regime si fa più impetuoso, come in quei camera car che, dopo aver disegnato panoramiche, precipitano in vorticose carrellate, come fossero rapide, e che, d’altra parte, sembrano deformare lo spazio fino a proiettarlo nella sfera d’attrazione di qualche buco nero.

(elaborato da www.sentieriselvaggi.it)

EVIL DOES NOT EXIST


HOW TO HAVE SEX


LA BÊTE


LOVE LIFE


MONSTER


N’ATTENDEZ PAS TROP DE LA FIN DU MONDE


ONLY THE RIVER FLOWS


ORLANDO, MA BIOGRAPHIE POLITIQUE


RIPPLES OF LIFE


SUR L’ADAMANT



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Ultimo aggiornamento: 14 aprile 2024

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