L’ultimo ANGHELOPOULOS    Θεόδωρος Αγγελόπουλος

Circolo del cinema di Bellinzona

casella postale 1202

CH6500 Bellinzona

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   >>maggio-giugno 2012<<

 

Theo Anghelopoulos: in memoria


Theo Anghelopoulos è morto il 24 gennaio 2012 investito da una moto mentre stava girando il suo nuovo film, L’altro mare, ultimo tassello di una trilogia concepita per ripercorrere la storia della Grecia, dall’inizio del Novecento fino ad oggi, attraverso tre storie d’amore. Due mesi dopo, il 21 marzo, si è spento all’età di 92 anni anche Tonino Guerra, fedele sceneggiatore del regista greco a partire da Viaggio a Citera(1984).

Ad Anghelopoulos, sicuramente il più conosciuto e il più importante dei registi greci, il Circolo del cinema di Bellinzona e il Dicastero cultura del Comune di Chiasso avevano dedicato una retrospettiva  nel 1991 (per la quale era anche stato pubblicato un documentato opuscolo informativo: Viaggio nella Grecia di Anghelopulos. Un cinema tra mito e storia, Bellinzona, Istituto grafico Casagrande, 1991. La rassegna comprendeva tutti i lungometraggi  fino allora realizzati dall’autore, dalla sua opera d’esordio, Ricostruzione di un delitto (1970),  a Paesaggio nella nebbia (1988).

Nato nel 1935, Anghelopoulos aveva studiato filosofia ad Atene e alla Sorbona e tentato di frequentare l’IDHEC (Institut des hautes études cinématographiques) di Parigi, da cui si era fatto espellere per il suo carattere irascibile. I suoi film degli anni Settanta, fino a ad Alessandro il grande (1980), sono una dolente rappresentazione  della travagliata storia greca del Novecento, rivissuta attraverso frequenti allusioni mitologiche e forti connotazioni  metaforiche. Ma sono anche, e forse soprattutto, la messa a punto di un linguaggio cinematografico innovativo, basato sull’uso maniacale di lentissimi piani-sequenza in grado di configurare nuove dimensioni spazio-temporali e sull’ applicazione al cinema della lezione di Brecht sul teatro epico e la tecnica dello straniamento. Un linguaggio a cui Anghelopoulos rimarrà fedele sino alla fine della sua carriera.

A partire da Viaggio a Citera, l’attenzione del regista greco si sposta gradualmente dal dramma collettivo a quello individuale, mettendo a fuoco l’interiorità di personaggi immersi in situazioni di crisi esistenziale.

Ad una prima trilogia dedicata alla storia della Grecia a partire dal 1936 (costituita dai grandi film degli anni Settanta:  I giorni del ’36, La recita e I cacciatori), ne segue perciò un’altra incentrata sull’individuo e su personaggi alla deriva nel mondo contemporaneo (Viaggio a Citera, Il volo e Paesaggio nella nebbia). I suoi  film successivi (Il passo sospeso della cicogna, Lo sguardo di Ulisse, L’eternità e un giorno) sono un tentativo di inserire la peregrinazione di un individuo, per lo più un intellettuale,  nel più vasto quadro della sofferta situazione politica dei Balcani, segnata dalla riapparizione delle frontiere, dalle discriminazioni etniche e dai conflitti. Come già detto, prima di morire stava poi completando un’ultima trilogia, in cui la storia della Grecia del Novecento viene fatta rivivere ancora una volta come una successione di brutalità messe in atto dai diversi poteri che si sono avvicendati contro la dignità degli individui. E l’ultimo film, che non vedremo purtroppo mai, avrebbe dovuto mettere in scena una troupe di teatro nel tentativo di rappresentare, con degli immigrati clandestini, L’opera da tre soldi di Bertolt Brecht, sullo sfondo della tragica crisi che attanaglia oggi il paese.

Se Anghelopoulos è stato negli anni Settanta e Ottanta uno dei cavalli di battaglia dei cinema d’essai e dei cineclub, per il suo impegno politico coniugato con un rinnovamento radicale del linguaggio cinematografico, la sua fortuna si è invece andata offuscando negli ultimi due decenni, tanto che non è  cosa facile trovare delle recensioni entusiastiche dei suoi ultimi film, a partire da Il passo sospeso della cicogna. Molti critici, indifferenti agli importanti riconoscimenti ottenuti nei festival internazionali  (in particolare il Gran Premio della Giuria a Cannes per Lo sguardo d’Ulisse e la Palma d’oro per L’eternità e un giorno tre anni dopo),  hanno preferito ignorarlo o accusarlo senza mezzi termini di manierismo, di stanca ripetitività, di crisi creativa dovuta anche alla nefasta influenza di un Tonino Guerra rimasto fermo ai tempi di Antonioni.

A noi sembra invece giusto ricordarlo, proprio per la sua testardaggine e per la sua coerenza, anche se il suo cinema appare oggi più lontano che mai dai modelli imperanti, basati sulla frenesia del montaggio e sul frastuono della colonna sonora. E lo facciamo con sei degli ultimi suoi sette film, riproponendo gli ultimi due della retrospettiva che gli avevamo dedicato nel 1991 (Il volo e Paesaggio nella nebbia) e completandola con i lavori realizzati a partire dagli anni Novanta. Rimane purtroppo fuori dalla rassegna il suo penultimo film (La sorgente del fiume, 2004), bloccato dopo la sua morte da irrisolte questioni di diritti.

Vedendoli o rivedendoli, potremo così giudicare con cognizione di causa quel che rimane di valido nell’opera di un cineasta greco che si voleva fortemente europeo (tutti i suoi ultimi film sono coproduzioni con altri paesi  occidentali e con lui hanno lavorato Marcello Mastroianni, Bruno Ganz, Jeanne Moreau, Michel Piccoli, Serge Reggiani, Erland Josephson, Fabrizio Bentivoglio…) e che paradossalmente è scomparso proprio quando l’Europa sta tentando di strangolare la Grecia.


Michele Dell’Ambrogio

Circolo del cinema Bellinzona

  1. O MELISSOKOMOS
    L’apicoltore/Il volo, 1986

  2. TOPIO STIN OMICHLI
    Paesaggio nella nebbia, 1988

  3. LE PAS SUSPENDU DE LA CIGOGNE
    Il passo sospeso della cicogna, 1991

  4. TO VLEMMA TOU ODYSSEA
    Lo sguardo di Ulisse, 1995

  5. MIA EOMIOTITA KE MIA MERA / L’ÉTERNITÉ ET UN JOUR
    L’eternità e un giorno, 1998

  6. TRILOGIA II: I SKONI TOU HRONOU
    La polvere del tempo, 2009