Circolo del cinema di Bellinzona

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CH-6500 Bellinzona

2 NOVEMBRE -

19 DICEMBRE 2015

Cinema dal Mondo
SPECIALE MEDIO ORIENTE

 

Per la seconda volta questa rassegna, per noi indispensabile al fine di allargare l’offerta cinematografica al di là dei confini occidentali imposti dal mercato, si concentra su uno specifico territorio. Dopo la ventesima edizione dedicata all’America latina (2013), l’attenzione è quest’anno portata sul Medio Oriente. Territorio vastissimo, che per comodità possiamo estendere dall’Egitto all’Iran, di cui quotidianamente i media ci rendono conto con bollettini di guerra, di tensioni, di atrocità. Territorio sul quale probabilmente si stanno giocando i destini del mondo intero e che quindi non può non riguardarci da vicino, come tra l’altro sta a dimostrare l’inarrestabile fenomeno migratorio verso i paesi europei.
Che cosa può dirci (e mostrarci) il cinema oltre a quello che già pensiamo di sapere e di aver visto attraverso i mezzi di informazione? Secondo noi moltissimo, e osiamo sperare che possa servire anche a ribaltare certi luoghi comuni di cui spesso siamo purtroppo inconsapevoli vittime. L’attualità ci bombarda implacabilmente su quanto sta succedendo in questa zona martoriata del mondo: all’euforia suscitata dalle cosiddette primavere arabe è presto subentrata la delusione per la loro quasi generale involuzione verso nuove (o antiche?) forme di repressione; ai trionfanti proclami di vittoriosi successi militari hanno subito fatto seguito amare constatazioni su paesi dilaniati dall’odio e ingovernabili; le notizie dei terribili crimini dell’Isis contro l’umanità e la cultura si alternano a quelle delle azioni non meno spietate delle forze che dovrebbero combatterli; e nelle nostre “civili” nazioni ci si scontra e ci si azzanna sulle “quote” di accoglienza dei disperati che fuggono dalla guerra e dalla miseria che abbiamo contribuito a creare. Ben raramente ci è dato di sapere (e di vedere) come si svolge la vita quotidiana degli abitanti di questi paesi, quali sono le loro esigenze, le loro paure e le loro speranze. L’informazione ha fretta, ha bisogno delle dichiarazioni dei capi di stato, dei numeri dei morti e dei feriti (che ormai ci lasciano indifferenti), delle balbettanti e sovente ridicole proposte di soluzione dei problemi. E soprattutto di immagini forti, di combattimenti feroci, di quartieri distrutti dalle bombe, di bestiali esecuzioni, di migliaia e migliaia di profughi in fuga. Per un paio di giorni ci commoviamo di fronte all’immagine di un bambino morto su una spiaggia, ma che ne sappiamo di tutti gli altri, di quelli che cercano ogni giorno di andare a scuola e di tornare vivi la sera fra le mura e gli affetti domestici? Che ne sappiamo di chi ogni giorno si sposta in taxi a Teheran, di chi è costretto a vivere in un campo di profughi palestinesi separato dalla propria famiglia, di cosa passa per la testa di una bambina saudita, di un’adolescente turca o di una donna israeliana che non può divorziare perché il marito e il rabbino non glielo consentono?
Il cinema, poco importa che sia documentario o finzione, ha la possibilità di esplorare luoghi che all’attualità non interessano perché non fanno notizia; e ha il grande vantaggio di usufruire di tempi che l’informazione non può permettersi. Tempi anche “morti”, ma che ci dicono molto di più sui vivi di quanto non riescano a dirci i quotidiani conteggi dei morti ammazzati. Il cinema, quando è valido, mette a fuoco delle persone, scava nel loro animo, ne scruta le facce e i gesti alla ricerca dei sentimenti più nascosti, di ogni minimo sussulto interiore.
Questa rassegna presenta quindici film recenti girati in vari paesi del Medio Oriente (una buona parte in prima visione ticinese, uno in anteprima svizzera) e intende accompagnare lo spettatore in un viaggio di conoscenza verso terre dal nome abusato ma di fatto ancora tutte da esplorare, alla scoperta di uomini e donne che siamo abituati a classificare in base alla loro appartenenza religiosa o politica ma che siamo poco inclini a incontrare e ad accettare realmente come nostri simili. E la dedichiamo a tutti quelli che si impegnano per sconfiggere i pregiudizi dilaganti, e quindi anche a quei registi che hanno avuto e che hanno il coraggio di realizzare dei film in condizioni spesso molto difficili, per contribuire ad una migliore comprensione fra i popoli.



Michele Dell’Ambrogio

Circolo del cinema Bellinzona




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