ROBERT
BRESSON

settembre 2003 /
maggio 2004

CIRCOLO
DEL
CINEMA
BELLINZONA
ROBERT BRESSON

settembre 2003 ----- maggio 2004

ROBERT BRESSON

in collaborazione con il Service de Coopération et d’Action Culturelle de l’Ambassade de France en Suisse e la LAB ’80 di Torre Boldone (Bergamo)

 

    "Da troppo tempo il cinema ha praticamente seguito pedissequamente i desideri del pubblico. E siamo arrivati al punto in cui gli spettatori che volevano, un tempo, vedere un certo tipo di film, ora non possono più farlo, non lo vogliono più. Il cinema è fatto da due categorie di autori che, fondamentalmente, realizzano due tipi diversi di film. I primi tentano di imitare il mondo in cui vivono; i secondi, al contrario, creano il proprio mondo. Quelli che, con il cinema, creano il proprio mondo si rivelano generalmente dei poeti: in prima linea Bresson, Dovzenko, Mizoguchi, Bergman, Kurosawa. È per questo che, molto presto, per loro è diventato difficilissimo inserire nel circuito commerciale i propri film. Appunto perché le loro opere sono il risultato dell’elaborazione del mondo che è loro proprio, che corrisponde alla loro ispirazione interiore. Questi autori si sono sempre opposti a quello che era il gusto generale del pubblico. Non perché volessero essere incompresi, ma per mettersi all’ascolto, per capire quali fossero le esigenze che questo auditorio, che chiameremo il pubblico cinematografico, ha all’interno di se stesso. I film che chiamiamo "commerciali" non possono andare incontro a queste esigenze più intime, più profonde."

    (Andrej Tarkovskij, Incontro con il pubblico romano, in "Positif", 284, ottobre 1984)

 

    "Liberarmi degli errori e delle falsità accumulate. Conoscere i miei mezzi, impadronirmene.

    Niente attori (Nessuna direzione di attori). Niente ruoli. (Nessun studio di ruoli). Niente messa in scena. Ma l’impiego di modelli, presi dalla strada. ESSERE (modelli) anziché SEMBRARE (attori).

    Modelli: Movimento dall’esterno verso l’interno. (Attori: movimento dall’interno verso l’esterno).

    Quel che importa non è ciò che essi mi mostrano ma quello che mi nascondono, e soprattutto ciò che essi non sospettano esistere in loro.

    Tra loro e me: scambi telepatici, divinazione.

    Due specie di film: quelli che impiegano i mezzi del teatro (attori, messa in scena, ecc.) e si servono della macchina da presa al fine di riprodurre; quelli che impiegano i mezzi del cinematografo e si servono della macchina da presa al fine di creare.

    IL CINEMATOGRAFO È UNA SCRITTURA DI IMMAGINI IN MOVIMENTO E DI SUONI."

    (Robert Bresson, Notes sur le cinématographe, Paris, Gallimard, 1975; I, 1950-1958)

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