MY BLUEBERRY NIGHTS
di Wong Kar-Wai, Hong Kong/Cina/Francia 2007
New York. Sulle tracce del suo amante che la tradisce, Elisabeth lascia le chiavi del suo appartamento nella tavola calda di Jeremy. Non è la sola a farlo: Jeremy ha raccolto molte chiavi, ognuna con una storia di amori infranti alle spalle. La ragazza torna altre volte, mangiando una torta al mirtillo che alla fine della serata è sempre intatta. Poi Elisabeth decide di andarsene, per un viaggio le cui tappe sono scandite dalla ricerca di un lavoro, dal desiderio di acquistare un’auto e dal bisogno di curare le sue ferite interiori. Incontrerà le storie di individui che la faranno crescere e la porteranno a uno sguardo nuovo sul mondo. Dopo trecento giorni torna a New York, nel locale di Jeremy…
Wong Kar-Wai approda per la prima volta negli USA, uno spazio che inquadra da costa a costa,ma come osserva il regista stesso questo non è un road movie: non si tratta tanto di attraversare il grande paese, quanto di usare il grande paese per misurare “la distanza tra un luogo e un altro, tra una persona e un’altra”. Dal momento che la distanza principe è, nel cinema di Wong Kar-Wai, il mistero della distanza che separa (o lega) una coppia, ecco che anche My Blueberry Nights conferma la formula: quella che vede nel destino di un amore un modo per riformare lo statuto dello spazio-tempo (oppure un modo nel quale si dimostra come è da un diverso statuto dello spazio-tempo che dipende il destino - e anche il sentimento - dell’amore)
(Michele Fadda, in “Cineforum”, 466, luglio 2007)