Lo specchio scuro
Un viaggio nel noir hollywoodiano
CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA
genn 06 - febb 06

DARK PASSAGE
La fuga
Delmer Daves, 1947

Sceneggiatura: Delmer Daves, dal romanzo omonimo di Davud Goodis; fotografia: Sidney Hickox; effetti speciali: H.F. Koenenkamp; montaggio: David Weisbart; musica: Franz Waxman e Max Steiner; interpreti: Humphrey Bogart, Lauren Bacall, Agnes Moorehead, Tom D'Andrea, Bruce Bennett, Clifton Young, Douglas Kennedy, Rory Mallinson, Houseley Stevenson, Tom Fadden; produzione: Jerry Wald per Warner Bros.
35mm, bianco e nero, v.o. st. it., 106'

Condannato per l'omicidio della moglie, Vincent Parry (Bogart) evade dal carcere e trova aiuto in Irene Jansen (Bacall), il cui padre è morto innocente in prigione per un'accusa analoga. Dopo aver scoperto che l'amica di Irene ha avuto un ruolo decisivo nel processo e che anche il suo migliore amico è stato ucciso, Parry si sottopone a una maschera facciale e va alla ricerca dei due assassini.
Un film noir tanto originale da sfiorare il paradosso: la storia è ai limiti della verosimiglianza e la messinscena è magistrale nell'utilizzare gli stilemi del genere per creare soluzioni inedite. L'happy end, indimenticabile e unico nell'universo cupo del noir, è il punto di arrivo di una fuga idealista che impegna non solo Parry/Bogey ma anche la macchina da presa, in soggettiva per più di metà film (allo scopo di favorire l'identificazione con il protagonista e al tempo stesso non mostrarne la fisionomia prima dell'operazione facciale) e sempre tesa a scandagliare i bassifondi urbani per scoprirvi una possibile via d'uscita nascosta. Questa scommessa registica (vinta da Daves grazie alla propria capacità di trasgredire le regole di Hollywood e al romanzo di David Goodis da cui ha tratto il film e che segue fedelmente) non doveva essere neppure realizzata: Jack Warner aveva infatti accantonato il progetto sostenendo che la soggettiva prolungata avrebbe sacrificato del tutto Bogart e dunque il successo dell'operazione (l'attore si vede in faccia al 64', su una durata di 106'); solo dopo che la Mgm fece uscire Una donna nel lago di Robert Montgomery, costruito su un procedimento identico (Daves ne aveva parlato al regista), il produttore acconsentì alla realizzazione della Fuga, molto più riuscito e radicale del suo emulo.