INGMAR BERGMAN
parte prima: Gli anni cinquanta
CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA
settembre 05 - maggio 06

UNA LEZIONE D’AMORE
En lektion i kärlek
Svezia 1954

Sceneggiatura: Ingmar Bergman; fotografia: Martin Bodin; montaggio: Oscar Rosander; musica: Dag Wirén; interpreti: Eva Dahlbeck, Gunnar Björnstrand, Yvonne Lombard, Harriet Andersson, Ake Grönberg, Olof Winnerstrand, Renée Björling, Brigitte Reimar, John Elfström…; produzione: Allan Ekelund per Svensk Filmindustri.

35mm, bianco e nero, v.it., 95’

Un ginecologo farfallone (Björnstrand), abbandonato dall’amante (Lombard), cerca di riconquistare la moglie (Dahlbeck) su un vagone ferroviario diretto a Copenhaghen: la donna sta andando a trovare l’amante (Grönberg), uno scultore alcolizzato che un tempo era stato il suo promesso sposo e il miglior amico del marito.

Questa volta Bergman affronta uno dei suoi temi prediletti – una gravissima crisi coniugale – con gli strumenti della commedia brillante, orchestrando un film del tutto insolito per le sue corde, che sembra strizzare l’occhio a Hawks (l’intraprendente amante del ginecologo si chiama Susanna), Wilder e Cukor. Dialoghi spumeggianti, schermaglie tra i sessi portate con disinvoltura tutta svedese là dove il codice Hays impediva di arrivare, personaggi femminili di un’intelligenza tremenda: qua e là emergono spunti altrove sviluppati in modo drammatico(la ribellione adolescenziale di Nix [Andersson] che rimanda a Monica e il desiderio, il bilancio della vita e le meditazioni sulla morte che verranno affrontati nel Posto delle fragole, il confronto padre-figlia che sarà ripreso in Come in uno specchio), ma in Lezione d’amore Bergman si diverte e fa divertire, consapevole che si tratta di un gioco innescato da un carillon e da un’ironica voce fuori campo che culmina in un cupidino armato di frecce pronte a scoccare.

Carl-Anders Dymling (della Svensk Filmindustri) ha letto la sinossi in tutta velocità, mi ha telefonato…e quindici giorni dopo davamo il primo giro di manovella. Credo che prima di cominciare seriamente, abbiamo preparato il film durante una decina di giorni. Era un film molto leggero, frivolo; d’altronde suppongo che proprio in questo risieda la sua qualità. (2)