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CINEMA DAL SUD DEL MONDO
Film in programma
Testi e traduzioni: Michele Dell'Ambrogio
Gran Premio e Sguardo doro del Festival di Friburgo 1998
Pizza, birra y faso
Pizza, birra e sigarette
Argentina, 1997
di Adrían Caetano e Bruno StagnaroSceneggiatura: Bruno Stagnaro, Israel Caetano; fotografia: Marcelo Levintman; montaggio: Andrés Tamborino; musica: Leo Sujatovich; interpreti: Juan Sesán, Hector Anglada, Pamela Jordan, Alejandro Pous, Walter Díaz...; produzione: Instituto Nacional de Cine y Artes Audiovisuales, Buenos Aires.
35 mm, colore, v.o. st. f/t, 90.
El Cordobés vive con la sua amica Sandra e i suoi amici Frula, Megabom e Pablo in un misero appartamento occupato a Buenos Aires. Questa banda di giovani emarginati, riunita dal caso, cerca di sopravvivere nella grande città rubando per non morire di fame. Filmato con una macchina da presa nervosa che si muove tra e con i personaggi, vicino alle esperienze del cinema-verità, il film è un grido disperato che rivela tutta una gioventù dimenticata nellinferno delle periferie: i reietti del sogno neoliberista.
Darb al-tabanat
La via lattea
Palestina/Israele, 1997
di Ali NassarSceneggiatura: Ali Nassar; fotografia: Amnon Salomon; montaggio: Era Lapid, Tova Asher; musica: Nahum Heiman; interpreti: Mohammad Bakry, Suhel Haddad, Makram Khury...; produzione: Sanabil Production, Arraba (Israele).
35 mm, colore, v.o. st. f/t, 104.
1964, in un villaggio della Galilea occupata dai militari israeliani. Da ragazzo Mabruq ha visto morire i genitori alla frontiera libanese: ora è diventato il matto del villaggio. Ama Jamilah, che pure ha vissuto un trauma molto simile. Mahmmud, il fabbro, è uno dei pochi ad opporsi a Mukhtar, il sindaco abusivo che serve gli interessi dei militari. Tra gli abitanti cresce la tensione: il maestro di scuola viene arrestato, accusato di falsificazione di lasciapassare, il figlio del sindaco muore e il fabbro viene sospettato dellomicidio... In parte autobiografico, il film di Nassar vuole essere una testimonianza sul destino di un popolo oppresso ed è stato realizzato in tre anni di lavoro da unéquipe mista di Arabi ed Ebrei.
Koezymning karasy
Biografia di un giovane fisarmonicista
Kazakhstan, 1994
di Satibaldy NarimbetovSceneggiatura: Iztule Izmagambetova, Satibaldy Narimbetov; fotografia: Hasan Kydyraliev; montaggio: Svetlana Hyarova; suono: Igor Pozdenko; interpreti: Daylet Taniev, Pit Haytovich, Bakhitshan Halpeisov; produzione: Kazakhfilm Studio, Miras Film Studio.
35 mm, bianco e nero e colore, v.o. st. f/t, 90.
Esken è un ragazzino curioso che vive in un villaggio del sud del Kazakhstan negli anni dopo la seconda guerra mondiale. A casa incontra dei soldati giapponesi prigionieri, con i quali il padre fraternizza. Con i suoi amici vive nelle strade, sempre pronto allo scherzo, ma soprattutto ad osservare le meschinità e i colpi bassi degli adulti. Il quinto lungometraggio di Narimbetov ritrae con toni tragicomici e con un effervescente tocco di grazia la scoperta del mondo da parte di uninfanzia che ancora non ne capisce il senso.
The Flight of the Bee
Il volo dellape
Corea del sud/Tadjikistan, 1998
di Min Byung-Hun e Jamshed UsmonovSceneggiatura: Jamshed Usmonov; fotografia e montaggio: Min Byung-Hun; musica: Satyajit Ray, Muhammad Shodi, Mastura Orti, Pakridin, Takoi Murod Rodik; interpreti: Muhamadjon Shodi, Mastura Ortik, Taghoymurad Rozirk, Fakhriddrin Fakhiddin, Beknazar Kabirov...; produzione: Min Byung-Hun e Jamshed Usmonov.
35 mm, bianco e nero virato (seppia), v.o. st. f/t, 90
Anor è maestro in un villaggio del Tadjikistan. E un uomo semplice e leale, che scrive "Il volo dellape", un racconto per ragazzi che spera di veder pubblicato. Il suo vicino, ricco e arrogante, ha costruito le sue toilettes proprio accanto alla casa del maestro e fa locchiolino a sua moglie. Umiliato, Anor si vendica costruendo dei gabinetti pubblici sotto le finestre del vicino... Film di diploma di due allievi della VGIK di Mosca, dedicato al grande regista indiano Satyajit Ray, "Il volo dellape" ha un senso ben più profondo di ciò che può apparire in superficie: è una metafora delleterna lotta tra il bene e il male sullo sfondo di una realtà postsovietica molto problematica, ma dove luomo non intende rinunciare alla propria dignità.
di Gaston Jean-Marie KaboréSceneggiatura: Gaston J.-M. Kaboré; fotografia: Jean-Noël Ferragut; montaggio: Didier Ranz, Marie-Jeanne Kanyala; musica: Michel Portal; interpreti: Serge Yanogo, Amssatou Maiga, Sévérine Oueddouda; produzione: Cinécom (Burkina Faso) e Caroline Production (Francia).
35 mm, colore, v.o. st. f/t., 97'.
All'inizio del XIX secolo, nel contesto favoloso e astorico dell'impero Mossi, il giovane orfano Wend-Kuuni è visto dagli abitanti di un villaggio come portatore di disgrazie. Quando sua sorella si ammala gravemente, egli stesso si chiede se ciò non corrisponda al vero. Ma dopo aver sentito parlare di un guaritore e della sua pozione magica, parte alla sua ricerca per salvare la ragazza... A distanza di quindici anni, Kaboré riprende lo stesso trovatello di "Wend-Kuuni" (1982), ormai divenuto adulto, proponendoci con una cifra stilistica affinata e irrobustita "il racconto di un viaggio iniziatico di un personaggio che si ritrova di fronte a se stesso in un'estrema ricerca di identità".
Un soir après la guerre
Cambogia, 1998
di Rithy PanhSceneggiatura: Rithy Panh, Eve Deboise; fotografia: Christophe Pollock; montaggio: Marie-Christine Rougerie; musica: Marc Marder; interpreti: Chan Chea Lyda, Roeun Narith, Keo Ratha, Kheav Sra Ngath, Mol Sovannak, Var Simorn, Kak Bun Yan, Peng Phan...; produzione: Jacques Bidou (JBA Production, Paris), Pierre-Alain Meier (Thelma Film AG, Zürich), La Sept-Cinéma (France), La Direzione del Cinema della Cambogia, Compagnie Méditerranéenne de cinéma (Belgique), Televisione svizzera (DRS).
35 mm, colore, v.o. st. f/t, 108'
Dopo "Les gens de la rizière" (1994), incentrato sui misfatti di Pol Pot, Rithy Panh prosegue la sua trilogia sul popolo cambogiano, raccontandoci la storia d'amore tra Savannah, un reduce tornato a Phnom Penh dopo quattro anni passati a combattere i khmer rossi nel nord del paese, e Srey Poeuv, una giovane prostituta costretta a pagare un riscatto al suo protettore per poter cambiare vita. Tra i due l'amore è vero e profondo, ma purtroppo è impossibile e destinato ad un tragico finale, anche perché Savannah è un idealista, mentre la città in cui vive rincorre i nuovi miti della modernità ad ogni costo, della speculazione edilizia, dei soldi facili e delle leggi mafiose. Un melodramma asciutto sulle speranze frantumate e sulle laceranti contraddizioni di un dopoguerra che sembra aver spezzato ogni identità individuale e collettiva.
Histoires de petites gens
Senegal, 1999
di Djibril Diop MambétySceneggiatura: Djibril Diop Mambéty; fotografia: Stephan Oriach ("Le franc") / Jacques Besse ("La petite vendeuse de soleil"); montaggio: Stephan Oriach ("Le franc") / Sarah Taouss Matton ("La petite..."); musica: Dieye Ma Dieye ("Le franc") / Wazis Diop ("La petite..."); interpreti: Dieye Ma Dieye, Aminta Fall, Demba Bâ ("Le franc") / Lissa Balera, Tayerou MBaye ("La petite..."); produzione: Silvia Voser, Waka Films AG.
35 mm, colore, v.o. st. f/t, 90
"Histoires de petites gens" è un film composto da due mediometraggi: "Le franc" (1994) e "La petite vendeuse de soleil" (1998), realizzati dal grande regista senegalese Djibril Diop Mambéty, recentemente scomparso.
Nel primo film viene mostrata la tragicomica vicenda di Marigo, un musicista cui la padrona di casa ha confiscato lo strumento (un congoma) perché non pagava laffitto. Marigo acquista allora un biglietto della lotteria nazionale e lo incolla alla porta di casa. Quando viene a sapere di essere lui il fortunato vincitore, non può fare altro che togliere la porta dai cardini e portarla con sè allo sportello della lotteria...
Il secondo film, presentato questanno al Forum di Berlino, narra la storia di Sili, ragazzina claudicante che si trascina orgogliosamente sulle sue stampelle per le vie di Dakar vendendo il quotidiano "Le Soleil"... La forza del film deriva in buona parte dallla rappresentazione degli spazi e della luce che li avvolge.
Gran Premio e Sguardo doro del Festival di Friburgo 1999
Life on Earth
La vita sulla terra
Mali/Mauritania, 1998
di Abderrahmane SissakoSceneggiatura: Abderrahmane Sissako; fotografia: Jacques Besse; montaggio: Nadia Ben Rachid; musica: Salif Keïta, Anouar Braham, balafong e tamburi africani; interpreti: Abderrahmane Sissako, Nana Baby, Mohammed Sissako, Bourama Coulibaly, Mahamadou Dramé, Keita Bina Gaousso...; produzione: Haut et Court (Parigi), La Sept/Arte.
35 mm, colore, v.o. st. f/t., 61.
Il film appartiene alla serie "Il 2000 visto da...", coprodotta dalla Sept/Arte, che i cineclub ticinesi mostreranno interamente da novembre a dicembre. Sempre in bilico tra finzione e documentario, tra politica e poesia, il regista mette in scena se stesso che, alla vigilia del 2000, lascia Parigi e ritorna nel Mali per trovare suo padre a Sokolo, dove vuole filmare il suo villaggio, "la vita sulla terra". Percorre i grandi spazi del paese in bicicletta, incontra Nana, una ragazza di passaggio. La vita quotidiana continua, tra lufficio postale del paese e la radio locale. Il mondo sta per affrontare un nuovo millennio: ma che cosa cambierà per gli Africani?