INGMAR BERGMAN
parte terza: 1973 - 2003
CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA
settembre 07 - maggio 08
IL FLAUTO MAGICO
Trollflöjten, Svezia 1975

Sceneggiatura: Ingmar Bergman, dall'opera Die Zauberflöte di Wolfgang Amadeus Mozart sul libretto di Emanuel Schikaneder; fotografia: Sven Nykvist; montaggio: Siv Lundgren; musica: W.A. Mozart, interpretata da Radiokören, Sverige Radios Symfoniorkester, direzione Erik Ericson; interpreti: Josef Köstlinger, Irma Urrila, Hakan Hagegard; Elisabeth Eriksson, Ulrich Cold, Birgit Nordin, Ragnar Ulfung…; produzione: Mäns Reuterswärd per la Televisione svedese TV2.
35mm, colore, v.o. st. it., 135'

Il principe Tamino (Köstlinger), innamorato di Pamina (Urrila), per avere la giovane ed entrare nel Regno della Luce, deve superare, armato del suo flauto magico, le tre prove del silenzio, dell'acqua e del fuoco.
Stupefacente film-opera sulla partitura mozartiana prodotto per la televisione svedese, che - pur rimanendo fedele al testo - si trasforma in una summa delle tematiche bergmaniane: il gusto dell'ignoto e dell'inesprimibile, gli intrighi della vita, lo stupore per lo spettacolo, la malinconia anche nei giochi d'amore. Un unicum non solo nella filmografia del regista (che sognava di mettere in scena Il flauto magico da più di vent'anni), ma anche nella storia del genere, e per questo osannato sia dai critici cinematografici che da quelli musicali: il segreto della riuscita è nello straordinario equilibrio tra musica, teatro e cinema, tre arti riunite all'insegna di una rappresentazione intima, giocosa e sensuale, cosciente di essere pura creazione (alla fine di ogni scena appaiono inquadrature di giovani spettatori) e capace di fare di ogni necessità virtù (come nel caso dei “sottotitoli” inseriti direttamente nell'azione mediante cartelli portati dagli stessi personaggi). Da notare la “bergmanizzazione” del personaggio femminile: Pamina non è più una semplice principessa delle favole, ma una donna che entra nel Regno delle Tenebre a testa alta e a occhi aperti, con il coraggio tipico delle figure femminili raccontate dal regista svedese.

Il film contiene una morale che mi piace: cioè che l'amore è la cosa più importante tra gli esseri umani, e la più importante del mondo. Per sottolineare questo punto ho dovuto renderlo esplicito; è uno dei rari cambiamenti che abbiamo ritenuto necessari rispetto al libretto originale. E tocca al primo sacerdote Sarastro, un saggio, sottolineare questo tema. (3)