60 ANNI!
28 film per ricordare la storia del festival di Locarno
CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA
settembre 2006 - giugno 2007

CÉLINE ET JULIE VONT EN BATEAU
di Jacques Rivette, Francia 1974

Soggetto e sceneggiatura: Jacques Rivette, Eduardo Di Gregorio, Juliet Berto, Dominique Labourier; fotografia: Jacques Renard; montaggio: Nicole Lubtchansky; musica: Jean-Marie Sénia; interpreti: Juliet Berto, Dominique Labourier, Bulle Ogier, Marie-France Pisier, Barbet Schroeder, Philippe Clevenot, Nathalie Asnar, Marie-Thérèse Saussure, Jean Douchet, Adèle Taffetas, Anne Zamire, Monique Clément, Jérôme Richard, Michael Graham, Jean-Marie Sénia; produzione : Action Films / Les Films Christian Fechner / Les Films du Losange / Les Films 7 / Renn OProduction / Saga / Simar Production / V.M. Production.

35mm, colore, v.o. f, 192’

Julie (Labourier) è una bibliotecaria dalla vita monotona e senza sorprese. Céline (Berto) è una specie di maga (fa anche la prestigiatrice). Un giorno, in un giardinetto di Parigi, passa davanti a Julie che sta leggendo un libro e lascia cadere tre oggetti. Come in Alice nel paese delle meraviglie, è l’inizio dell’avventura, in un mondo in cui sogno e realtà si confondono…

Fantasia del raccontare e fantasia del fare cinema, in una mescolanza dei generi (dal comico al melodramma, dal thrilling al fantastico, al cartone animato). Il discorso di Rivette, cui collaborano come sceneggiatrici le due attrici, vuole essere una riflessione sul racconto e sulla rappresentazione cinematografica: l’allusione a Carroll all’inizio vale come indicazione critica. La struttura del film – è stato notato – si basa su un meccanismo ripetitivo (la sequenza finale ad esempio riproduce, a ruoli invertiti, quella dell’inizio) e su due serie di avvenimenti, quelli che si svolgono dentro la “casa” (che propongono il problema della rappresentazione cinematografica) e quelli fuori. Si passa da una serie all’altra tramite un oggetto allucinogeno: le caramelle o un intruglio magico. Infine, il movimento ripetitivo del film può essere interpretato come un processo di regressione: regressione temporale, attraverso l’allucinazione, a modelli di rappresentazione passati, o regressione formale a modi di espressione cosiddetti infantili (…) Una commedia bizzarra, un interessante film sperimentale. (Di Giammatteo)