60 ANNI!
28 film per ricordare la storia del festival di Locarno
CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA
settembre 2006 - giugno 2007

60 ANNI!

28 FILM PER RIPERCORRERE LA STORIA DEL FESTIVAL DI LOCARNO

settembre 2006 – giugno 2007

Lo spirito dell'esploratore
Il Festival internazionale del film di Locarno nel 2007 soffierà sulle sue sessanta candeline, il che lo rende, dopo Venezia e con Cannes uno dei più vecchi del mondo. Eppure, nonostante la sua età, Locarno non si è mai scordato di essere giovane. Basta dare un'occhiata alle migliaia di film che vi sono stati programmati, premiati, dimenticati, fischiati, incensati, adulati, discussi…
Quelli che restano nella memoria sono sempre opera di cineasti alle prime armi, film che denotano già un certo talento che si pongono come l'inizio di una lunga storia cinematografica. È sufficiente citare qualche nome per convincersene: Michelangelo Antonioni, Marco Belloccio, Claude Chabrol, Marco Tullio Giordana, Claude Goretta, Milos Forman, Michael Haneke, Jim Jarmusch, Chen Kaige, Abbas Kiarostami, Spike Lee, Ken Loach, Fredi Murer, Jacques Rivette, Glauber Rocha, Roberto Rossellini, Vittorio De Sica, Aleksandr Sokourov, Alain Tanner, Béla Tarr, Zhang Yuan sono tutti stati “scoperti” da Locarno, dai vari direttori artistici che si sono succeduti.
Ecco perché bisogna salutare la felice iniziativa dei Circoli del cinema di Bellinzona, Chiasso (in sinergia con l'Ufficio cultura), Locarno e Lugano che, in collaborazione con il Festival, presentano al pubblico ticinese quasi una trentina di film legati a questa bella storia: film scelti con cura, gusto e coerenza dai responsabili dei cineclub, film rappresentativi allo stesso tempo della storia del Festival e del ruolo di Locarno nella storia del cinema. Perché questo festival non ha soltanto rivelato dei giovani autori, ma ha anche, sistematicamente, messo in luce delle correnti, delle tendenze, dei paesi in cui all'improvviso dei giovani registi portavano uno sguardo inedito sulla loro realtà. Dal neorealismo italiano all'affermazione del cinema iraniano, passando attraverso il cinema dell'est europeo degli anni '60 o la quinta generazione dei cineasti cinesi, Locarno era sempre presente dove stava succedendo qualcosa, anche quando poca gente se ne rendeva veramente conto e anche quando, per difendere le proprie scelte, doveva far fronte a una bordata di critiche.
Allora non ci resta che sperare in sola cosa: che lo spirito che ha regnato a Locarno durante i suoi sessant'anni di vita possa nutrire ancora e per sempre il Festival. Uno spirito che potrebbe essere definito come quello dell'esploratore: dovunque vada, cercando bene, scoprirà sempre nuovi talenti.

Frédéric Maire
Festival internazionale del film Locarno




Per una storia di Locarno, per una storia del cinema
Alla fine degli anni '70 e all'inizio degli '80, sotto le gestioni di Jean-Pierre Brossard e di David Streiff, il Festival del film di Locarno si era posto il problema della sua incidenza sul territorio al di là dei dieci giorni estivi e, su sollecitazione dei circoli del cinema, erano state organizzate delle rassegne dedicate al cinema italiano inedito in Svizzera (1979), a Francesco Rosi (1982), al cinema francese (1982) e a quello brasiliano dopo il Cinema Novo (1983). Poi non è più successo nulla (se si escludono gli ottimi rapporti con la Fondazione Montecinemaverità di Marco Müller) fino al 2004, quando i cineclub chiesero ed ottennero la collaborazione del Festival di Irene Bignardi per l'organizzazione della retrospettiva Ermanno Olmi. Purtroppo non sempre in queste occasioni il contributo del Festival ha saputo soddisfare le legittime aspettative delle associazioni locali e spesso si è rivelato di sola facciata,come nell'ultimo dei casi citati.
È per questo che i cineclub ticinesi e l'Ufficio cultura del Comune di Chiasso hanno accolto con grande piacere la volontà del nuovo direttore Frédéric Maire di riavviare su nuove basi una collaborazione con chi si occupa nel nostro Cantone della promozione del cinema di qualità sull'arco di tutto l'anno ed hanno accettato con entusiasmo la proposta di organizzare una rassegna per commemorare i sessant'anni di storia del Festival, che saranno festeggiati nel 2007.
È apparso subito evidente come ripercorrere i sei decenni di attività di Locarno significasse rileggere con occhio critico la storia del cinema dal dopoguerra ad oggi e che quindi occorresse essere molto attenti nella scelta dei film da inserire nel programma, senza lasciarsi abbagliare da riconoscimenti ottenuti che il tempo ha poi inesorabilmente rivelato essere in taluni casi del tutto effimeri. Si è quindi proceduto a sfogliare con pazienza ogni annata del Festival, limitandosi al programma del concorso ufficiale (o, per gli anni in cui non c'era la competizione internazionale, al programma principale, escludendo le retrospettive e le varie sezioni collaterali), con l'obiettivo di scovare quei film che, rivelati dal Festival, sono poi entrati con pieno diritto nella storia del cinema mondiale, indipendentemente dai premi ricevuti.
Si è anche notato come ogni epoca del Festival abbia contribuito a valorizzare certe tendenze innovative del cinema e si sono quindi definiti sei “capitoli” all'interno dei quali si è poi scelto un certo numero di film. Il primo l'abbiamo nominato Neorealismo italiano e dintorni e include i film scoperti da Locarno nel suo primo decennio di vita: capolavori firmati da Rossellini, De Sica, Antonioni, spesso vergognosamente ignorati dai palmarès ufficiali. Il secondo abbraccia tutte le Nouvelles Vagues che hanno profondamente rinnovato il modo di far cinema a partire dalla fine degli anni Cinquanta e per tutto il decennio successivo e che hanno caratterizzato le edizioni del Festival sotto le gestioni di Vinicio Beretta e del tandem Bianconi-Buache: e qui si va dalla Nouvelle Vague francese (Chabrol) a quella cecoslovacca (Forman), dal Cinema Novo brasiliano (Rocha) al nuovo cinema italiano (Bellocchio). Non poteva mancare un capitolo riservato al Nuovo cinema svizzero che, seppur in ritardo rispetto a quanto era capitato altrove, abbandonava i sentieri tracciati per diventare sguardo critico sulla realtà del paese (Tanner, Goretta, Reusser, Murer). Meno facilmente classificabile la situazione negli anni successivi (con le gestioni De Hadeln, Brossard, Streiff), periodo comunque fecondo, in cui appaiono sulla ribalta del cinema occidentale nuovi talenti oggi riconosciuti come registi di primo piano: sotto l'ampio capitolo Autori europei ed americani degli anni '70-'80, troviamo i nomi di Ken Loach, Béla Tarr, Jacques Rivette, Marco Tullio Giordana, George Lucas, Michael Haneke, Alexander Sokourov. L'era di Streiff e quella di Müller si sono caratterizzate, tra l'altro, per la valorizzazione del Cinema del sud del mondo, qui rappresentato solo da quello asiatico, dall'Iran (Kiarostami) all'estremo oriente (Clara Law, Zhang Yuan). L'ultimo capitolo è quello delle Scoperte degli ultimi anni e abbraccia le gestioni di Müller e Bignardi: i registi scelti sono Hélène Angel, Paolo Benvenuti, Laurence Ferreira Barbosa, Toni Gatlif e Rodrigo García.
Come ogni selezione, anche questa è sicuramente opinabile e in parte dettata sia da preferenze personali sia da condizionamenti del mercato, ma osiamo sperare che risulti comunque rappresentativa di ciò che è stato ed è il Festival di Locarno e di ciò che è stata ed è l'evoluzione del cinema nel mondo dagli anni Quaranta ad oggi; e che permetta agli spettatori di vedere o rivedere dei film che sarebbe ingiusto dimenticare.
Ci auguriamo infine che questa iniziativa sia solo la prima di una lunga serie di felici collaborazioni tra i cineclub e il Festival del Film di Locarno, affinché il cinema possa continuare a vivere in Ticino anche dopo che si sono spenti i riflettori di Piazza Grande.

Michele Dell'Ambrogio
Circolo del cinema Bellinzona

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