CINEBABEL - Ungheria
In collaborazione con BABEL - Festival di letteratura e traduzione
Bellinzona 22-24 settembre 2006
CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA
5 settembre 06 - 24 settembre 06

SORSTALANSÁG - FATELESS  Senza destino

di Lajos Voltai

Ungheria/Gb/Germania, 2005

  • Sceneggiatura: Imre Kertész, dal suo romanzo Essere senza destino; fotografia: Gyula Pados; montaggio: Hajnal Sellõ; musica: Ennio Morricone; interpreti: Marcell Nagy, Béla Dóra, Bálint Péntek, Aron Dimény, Zsolt Dér, András M. Kecskés, Dani Szabó, Tibor Mertz, Péter Vida…; produzione: Péter Barbalics, András Hamori, Ildiko Kemeny, Jonathan Olsberg per EuroArts Entertainment / H2O Motion Pictures / Hungarian Motion Picture Ltd. / Magic Media Inc. / Renegade Films.
  • Dvd, colore, v.o. st. f, 140’

 

Un ragazzino ebreo ungherese, Gyuri Köves, finisce come altri compagni di sventura rinchiuso nel campo di concentramento. E, una volta scampato alla morte, tenta di fare i conti con il suo tragico passato. Rientrato nella città natale, Budapest, lo si vede camminare per le strade con indosso ancora la terribile uniforme a strisce che indossava nel campo. Ha quattordici anni, ma percepisce l’indifferenza, se non addirittura l’ostilità, della gente… Per il ragazzino scampato all’orrore della Storia non rimane che meditare da solo e valutare il significato di quella terribile esperienza.

L’ungherese Lajos Koltai ha conosciuto da vicino il cinema d’autore e, da buon direttore della fotografia - al fianco di Pál Gabor (Angi Vera), István Szabó (Mephisto, Il colonnello Redl, A torto o a ragione) e Giuseppe Tornatore (La leggenda del pianista sull’Oceano, Maléna)… - che ha scelto di approdare alla regia, ha stavolta fatto del suo meglio per illustrare e riorganizzare la materia del libro di Kertész, che a sua volta ha firmato la sceneggiatura e patrocinato l’intera operazione. A mo’ di prova generale c’era peraltro già stata una versione televisiva del libro, o per meglio dire dell’adattamento teatrale dello stesso: Voltai l’aveva filmata su suggerimento dello scrittore (il quale evidentemente pensava già al film).

(…) Il film acquista un pregio indiscutibile proprio sul versante cinematografico: quello di aver mostrato lo sterminio degli ebrei occupandosi del versante ungherese, particolarmente segnato dalle cifre impressionanti (600.000 vittime) e dalla ricaduta sulla società civile e sull’identità culturale nazionale.
(Anton Giulio Mancino, in “Cineforum”, 452, marzo 2006)