CINEBABEL - Ungheria
In collaborazione con BABEL - Festival di letteratura e traduzione
Bellinzona 22-24 settembre 2006
CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA
5 settembre 06 - 24 settembre 06

KARHOZAT - DAMNATION

di Béla Tarr

Ungheria 1989/2004

  • Sceneggiatura: László Karsznahorkai, Béla Tarr; fotografia: Gabor Medvigy; montaggio: Agnes Hranitzky; musica: Mihály Vig; interpreti: Mikklos B. Szekely, Vali Kerekes, Hedi Temessi, Giorgy Cserhalmi; produzione: Hungarian Film Institute (Mokep) / Hungarian Television Budapest.
  • 35mm, bianco e nero, v.o. st. f, 116’

 

Karrer vive tagliato fuori dal mondo da diversi anni. I clienti e il padrone del bar “Il Titanic” sono i suoi unici legami sociali. Karrer è attirato dalla cantante che si esibisce al “Titanic”, ma costei ora lo respinge ora lo lusinga, a seconda del suo umore. Il calvario di Karrer non porterà verso la redenzione, bensì verso una solitudine assoluta.

Il film è uscito in Ungheria nel 1989, ma è giunto in Occidente (solo in Francia!) nel 2004.

Prima parte di una trilogia ispirata ai romanzi di László Karsznahorkai, sempre anche cosceneggiatore (gli altri due film sono Sátántangó, 1994, e Werckmeister harmóniák, 2000), è la storia di un uomo che rinuncia, che ha rinunciato da molto tempo a una certa utopia, forse l’utopia socialista con i suoi minatori, eroi paradigmatici della classe operaia. Di loro non resta qui che la fila dei container da carbone sui quali il film si apre in un lunghissimo piano-sequenza, che inculca a Damnation, inesorabilmente, il tempo pianissimo della narrazione e la sfumatura antracite che oscura le immagini, che le appesantisce con i toni della notte e del lutto (…) Verso la fine del film c'è una delle più belle scene di danza di tutta la storia del cinema. Fuori piove, delle persone ballano in una sala in bilico tra il bar di campagna e il dancing. Si tengono la mano, fanno la ronda, una specie di ronda. Girano attorno, come fanno i giovani ufficiali e poi la tribù degli immigranti in Heaven’s Gate di Michael Cimino.
(Stéphane Bouquet, in “Cahiers du cinéma”, 600, aprile 2005)