INGMAR BERGMAN
parte seconda: Gli anni sessanta
CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA
settembre 06 - maggio 07

COME IN UNO SPECCHIO
Säsom i en spegel, Svezia 1961

 

  • Sceneggiatura: Ingmar Bergman; fotografia: Sven Nykvist; montaggio: Ulla Ryghe; musica: Eric Nordgren (estratti da Bach, eseguiti da Erling Blöndal Bengtsson); interpreti: Harriet Andresson, Max von Sydow, Gunnar Björnstrand, Lars Passgärd ; produzione: Allan Ekelund per Svensk Filmindustri.
  • 35mm, bianco e nero, v.o. st. f/t, 89’

 

Una famiglia in vacanza sul Baltico: Karin (Andersson) è appena uscita dall’ospedale psichiatrico, il padre David (Björnstrand) è uno scrittore che vede in lei soprattutto uno spunto letterario, il marito Martin (von Sydow) è un medico positivista, il fratello Minus (Passgärd) subisce le attenzioni morbose e i racconti allucinatori-religiosi di Karin. Ognuno legge negli altri, come in uno specchio, la realtà dell’incomprensione e del proprio male di vivere.

Uno straordinario quartetto di personaggi in un “dramma da camera” scandito dalla Suite n. 2 in Re minore per solo Violoncello, che affronta i nodi della vita: lo scopo della malattia, il ruolo della famiglia, il senso dell’arte, la ricerca dell’infinito e della trascendenza, la presenza di Dio (problema posto per la prima volta esplicitamente nell’opera di Bergman e rappresentato, nei sogni di Karin, con un ragno gigante). È considerato il primo capitolo della trilogia dedicata alla questione religiosa, che all’epoca Bergman accettò di descrivere così: “Come in uno specchio: certezza conquistata. Luci d’inverno: certezza messa a nudo. Il silenzio - silenzio di Dio - la copia in negativo. Il titolo del film è tratto dagli Atti degli Apostoli, dalla prima Lettera di San Paolo ai Corinti (“Adesso noi vediamo come in uno specchio, in maniera confusa: allora vedremo faccia a faccia”), mentre la “certezza acquisita” (Dio è amore, l’amore è Dio) è dichiarata apertamente nel finale, un po’ didattico e staccato dal resto del film. Eccezionale la Andersson. Girato a Farö, l’isola in cui più tardi lo stesso Bergman si stabilì. Oscar per il miglior film straniero.

Una cosa è importante e io l’ho capita molto tardi: Come in uno specchio appartiene a un mondo anteriore. La vera rottura si colloca fra Come in uno specchio e Luci d’inverno. Purtroppo ho creato io stesso questo malinteso: Come in uno specchio, Luci d’inverno e Il silenzio non costituiscono una trilogia. Come in uno specchio appartiene al periodo precedente, poi viene la rottura (…) Perché Come in uno specchio è molto superato, molto sentimentale, romantico. Ci sono cose meravigliose, con Harriet, ma tutto questo appartiene agli anni ’50. (1)