Lo specchio scuro
Un viaggio nel noir hollywoodiano
CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA
genn 06 - febb 06

Presentazione

di Michele Dell'Ambrogio

L'anno scorso fu la commedia “sofisticata” degli anni '30-'40. Quest'anno, continuando la rilettura dei principali generi cinematografici della grande stagione di Hollywood e grazie una volta ancora alla preziosa collaborazione della Lab 80 di Bergamo, è la volta del noir.
Probabilmente il genere più caratteristico dell'immediato secondo dopoguerra, quello che più di ogni altro ha mostrato la capacità di riflettere il malessere della moderna società metropolitana, il noir ha saputo affascinare e inquietare lo spettatore del tempo e mantiene intatto ancora oggi il suo potere ammaliante. Derivato dalla tradizione letteraria dell'hard- boiled, rappresentata ai più alti livelli da scrittori come Dashiel Hammett e Raymond Chandler, che lavorarono anche a Hollywood come sceneggiatori, il noir diventa il veicolo principale di uno sguardo molto critico sull'America grazie al contributo di molti registi europei immigrati in California, sensibilmente attenti a registrare il degrado e le insicurezze della società americana negli anni del secondo conflitto mondiale e in quelli immediatamente successivi. La profonda solitudine dei protagonisti, la violenza latente pronta ad esplodere inaspettata, il cinismo e la perfidia di molte bellissime donne fatali, la poco rassicurante ambientazione notturna urbana concorrono a creare un'atmosfera perennemente minacciosa, dove l'individuo cerca disperatamente e senza successo di sottrarsi al peso della fatalità, a un passato che incombe e condiziona le sue scelte.
Le trame contano poco e spesso sono talmente complicate che lo spettatore si perde nel tentativo di ricostruirle. Contano invece le atmosfere, che sono sempre sospette anche quando sono familiari, perché rese sinistre dalla fotografia contrastata, dall'illuminazione espressionistica, dalla composizione dell'inquadratura, come ha ben messo in evidenza Michael Wood nel suo bel libro sul cinema americano (1), o come le rievocano Higham e Greenberg nel loro Hollywood in the Forties: “Una strada buia nelle prime ore del mattino, spruzzata da un acquazzone improvviso. I lampioni formano aureole nelle tenebre. In un appartamento, illuminato a intermittenza dal lampeggiare di un'insegna al neon sull'altro lato della strada, un uomo aspetta di uccidere o di essere ucciso… Lampade a stelo illuminano un tappeto di pelo versando un ventaglio di luce sul viso di un cadavere; stanze per gli interrogatori ingombre di poliziotti nervosi, il testimone in mezzo a loro sotto un riflettore; tacchi che ticchettano a mezzanotte sulle banchine della sotterranea o della sopraelevata; auto che corrono su strade strette come canyon, con visi angosciati dietro il parabrezza rigato dalla pioggia… un mondo dove è sempre notte, sempre nebbioso o piovoso, riempito dagli spari e dai singhiozzi, dove gli uomini portano cappelli con la tesa abbassata e le donne incombono in pelliccia, con la pistola infilata nel fondo di una tasca…”(2).
Per la critica è sempre stato molto difficile definire i confini del noir: si tratta di un genere vero e proprio o piuttosto di un movimento o di uno stile? A confondere le carte ha contribuito anche la tardiva denominazione di questi film particolari, concepiti dai loro autori, a seconda dei casi, come gangster film, o polizieschi, o thriller, o altro ancora: è infatti solo a partire dal 1955 che il termine “noir” si impone, introdotto da due critici francesi che lo presero a prestito dalla “Série Noire”, una collana di gialli americani hard-boiled (3).
Comunque sia, i film presentati in questa rassegna sono i più grandi capolavori del noir, firmati dai migliori autori che circolavano ad Hollywood negli anni Quaranta (Fritz Lang, Billy Wilder, Howard Hawks, Robert Siodmack…) e resi immortali dalle superlative interpretazioni di attori come Humphrey Bogart, Lauren Bacall, Robert Mitchum…: 8 film realizzati tra il 1941 e il 1949 e poi, ciliegina sulla torta, il grandioso Touch of Evil (L'infernale Quinlan) del decennio successivo, di e con Orson Welles.
Per completare lo sguardo su questo genere, ci è parso utile proporre anche qualche film dei decenni successivi, a dimostrazione del fascino irresistibile che il noir ha esercitato e esercita tuttora anche dopo il suo periodo di massimo splendore. Grazie alla collaborazione con la Commissione culturale del Comune, saranno quindi proiettati in dvd al Centro civico di Arbedo quattro epigoni del noir realizzati dagli anni Settanta ad oggi: da The Long Goodbye di Robert Altman (1973), “splendido canto funebre di un personaggio e di un genere” (4), a Mystic River di Clint Eastwood (2003), che eleva il genere ai livelli della tragedia shakespeariana.

Michele Dell'Ambrogio
Circolo del cinema Bellinzona
  • 1) Michael Wood, L'America e il cinema, Milano, Garzanti, 1979.
  • 2) Charles Highman e Joel Greenberg, Hollywood in the Forties, New York 1968.
  • 3) R. Borde e E. Chaumeton, Panorama du film noir américain, Paris 1955.
  • 4) Il Mereghetti. Dizionario dei film 2004, Milano, Baldini & Castoldi, 2003.

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