La camera segreta
di Claire Denis
CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA
MARZO 06 - APRILE 06
CHOCOLAT
Francia / Germania / Camerun - 1988

Regia: Claire Denis; Sceneggiatura: Claire Denis, Jean-Pol Fargeau;
Fotografia: Robert Alazraki; Montaggio: Claudine Merlin; Musica: Abdullah Ibrahim; Scenografia: Thierry Flammand; Interpreti: Isaach de Bankolé, Giulia Boschi, François Cluzet, Cécile Ducasse, Jean-Claude Adelin; Produzione: Sept, Caroline Prod, Fddic TF1 Film Prod, Wim Wenders Prod-Cine Manuel, Marin Karmitz, MK2 Prod Cerito Film;
35 mm colore, v.o st.t., 105 min.

Negli alloggiamenti di un piccolo presidio francese, sperduto nel nord del Camerun, gli occhi di France, una bambina, figlia del comandante, registrano attenti ogni particolare dell'innata pacatezza, compostezza e naturalezza degli indigeni, del monotono quotidiano e dei rari momenti insoliti della vita coloniale. La giovane moglie del comandante, quasi sempre assente per servizio, si annoia nella solitudine delle lunghe giornate, assolate e calde di un'Africa asciutta e brulla, e trascorre in nervosa apprensione le notti percorse da ululati di belve e rumori inquietanti. Non valgono affatto a ridurre le frustrazioni della giovane donna le cure, peraltro distaccate e formali, per la piccola figlia, né la rispettosa devozione di Protée, un aitante servo negro, che, pur suscitandole, con la sua presenza fisica, un inconfessato fremito di desiderio, è trattato da lei con altezzosa freddezza.
L'inattesa visita di un nobile eccentrico esploratore inglese prima, e un incidente aereo poi, rompono la sua solitudine, rimettendola a contatto con gli ospiti “bianchi e civili”, di passaggio, che le rendono più acuto il confronto col personale negro da cui è circondata, risvegliando in lei nostalgie sopite e tendenze sensuali insoddisfatte.
Finché il mutare delle situazioni politiche in Europa, negli anni '30, induce la Francia a ridurre i suoi presidi coloniali in terra d'Africa, e la piccola colonia sperduta se ne va.
Anni dopo, France, diventata a sua volta donna, vuol rivedere i luoghi della sua infanzia, ma trova tutto trasformato: i negri sono progrediti, sono diventati liberi, ma hanno ereditato i costumi, i gesti, gli atteggiamenti disinvolti e irriguardosi, le arbitrarie discriminazioni dei dominatori di prima.
(http://it.movies.yahoo.com/5/8/25748.html)
“Selezionando certi piccoli gesti nei quali si esprimeva l'umiliazione dei neri, la loro dignità, le loro grida soffocate, e la sia pur involontaria arroganza dei bianchi, la memoria di Claire Denis li traduce, insomma, con un timbro impressionista, nella speranza un po' nostalgica, di dire come li visse. (…)”
(Giovanni Grazzini, “Il Corriere della Sera”, 19 novembre 1988)
“Sul filo della memoria, l'infanzia (quasi) autobiografica di una regista debuttante: messa in scena distesa e allusiva, tanto più efficace quanto meno declamatoria”
(Il Mereghetti, Dizionario dei Film 2002, Baldini & Castaldi, Milano, 2001)
“Claire Denis trova nei paesaggi desertici delle riprese di “Paris, Texas” di W. Wenders, di cui è prima assistente del regista, l'ispirazione per il suo primo lungometraggio. Storia semi-autobiografica di tensione razziale nell'Africa coloniale degli anni '50, Chocolat è presentato al Festival di Cannes, nominato ai Césars e acclamato dalla critica americana”. (www.allocine.fr/personne/fichepersonne_gen_cpersonne = 9126.html)