La camera segreta
di Claire Denis
CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA
MARZO 06 - APRILE 06
BEAU TRAVAIL
Francia - 2000

Regia: Claire Denis; Sceneggiatura: Claire Denis, Jean-Pol Fargeau: Fotografia: Agnès Godard; Musica: Charles Henri de Pierrefeu, Eran Zur; Interpreti: Denis Lavant, Michel Subor, Grégoire Colin, Richard Courcet, Nicolas Duvauchelle; Produzione: Jerome Minet.
35 mm, colore v.o. st. t., 89 min.

Galoup, ex aiutante del comandante, si ricorda dei tempi felici trascorsi nella Legione Straniera nel golfo di Djibuti, quando la vita era ritmata da solite e quotidiane mansioni, riparando strade e allenandosi alla guerra. Galoup si ricorda in particolare dei momenti vissuti con i suoi uomini, ma non può dimenticare il suo comandante e soprattutto di non aver voluto accettare di dividerlo con un giovane legionario.

“ Basta l'istante magico di qualche fotogramma per riconoscere il modo di filmare di Claire Denis, Pardo d'Oro a Locarno con “Nenette Et Boni”. Incollato alla vita. Alla vita come materia; quella sulla quale si organizza la natura. E della quale sono fatti quegli oggetti, che lo schermo scruta a dismisura. O quei suoni, di un ambiente che si allarga come una piovra all'interno dello spettatore. E, naturalmente, gli uomini, le donne, le giovani africane, i legionari dei quali seguiremo i riti in “Beau travail”, mentre ballano, respirano, esistono. (…) Il cinema di Claire Denis è esemplarmente antirazzista non tanto per ciò che racconta a colpi di aneddoti: ma per l'inimitabile sensualità del proprio sguardo. Una sensualità che non soltanto ci dice come ogni individuo sia fatto per accostarsi al suo prossimo, ma che questo processo d'integrazione è il solo a condurlo a integrarsi, lucidamente e serenamente nell'ordine cosmico, per non dire di quello sociale. Intimità, evasione nella ripetitività del gesto quotidiano. Tentativo estremo (senza mai essere sperimentale o avanguardistico), liberamente ispirato ai poemi di Herman Melville edal suo romanzo “Billy Bud” (splendido sottofondo della musica di Benjamin Britten), “Beau travail” non si limita alla descrizione ovviamente monocorde della giornata del legionario perso nel deserto. (…) Il verismo estremo, raffinatissimo, mai gratuito della fotografia si libera nell'energia, nel piacere dell'osservazione: e sfocia nell'astrazione, in una realtà dilatata nel tempo e divenuta geografia dell'animo, contemplazione, filosofia. La storia, ammesso che ci sia, la presenza di tre adeguatissimi attori, si perde nell'impressionismo della visione? Ma quant' è dolce, come dice il poeta, naufragare in tanto mare! “
Fabio Fumagalli