INGMAR BERGMAN
parte prima: Gli anni cinquanta
CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA
settembre 05 - maggio 06

IL POSTO DELLE FRAGOLE
Smultronstället
Svezia 1957

Sceneggiatura: Ingmar Bergman; fotografia: Gunnar Fischer; montaggio: Oscar Rosander; musica: Erik Nordgren, Gote Lovén; interpreti: Victor Sjöström, Bibi Andersson, Ingrid Thulin, Gunnar Björnstrand, Folke Sundquist, Björn Bjelfvenstam, Naïma Wifstrand, Jullan Kindahl, Gunnar Sjöberg, Tunnel Broström, Gertrud Fridh, Ake Fridell, Max von Sydow…; produzione: Allan Ekelund per Svensk Filmindustri.

35mm, bianco e nero, v.o. st. f/t, 90’

L’anziano luminare della medicina Isak Borg (Sjöström) si reca insieme alla nuora (Thulin) a ritirare un prestigioso premio accademico: il viaggio è l’occasione per un ripensamento sulla sua esistenza e per un pellegrinaggio a tappe nei luoghi veri e immaginari dei suoi fallimenti.

Se la giovinezza è il superamento della “linea d’ombra” conradiana, la vecchia è l’arrivo al “posto delle fragole” di Bergman. Il regista ha solo trentasette anni, ma è già capace di amari bilanci esistenziali, non a caso affidati alla sensibilità interpretativa del grande regista svedese Sjöström (qui alla sua ultima apparizione sul grande schermo). Il risultato è un singolare road-movie alla ricerca del tempo perduto, una straordinaria fiaba drammatica sulla solitudine che dal punto di vista formale oscilla tra l’espressionismo onirico (l’incubo iniziale e quello del processo) e il naturalismo quotidiano. Solo alla fine il ritmo sincopato si distende e i sussulti d’angoscia si sciolgono in un sorriso sereno: e la vita mancata del protagonista si illumina attraverso le vite ancora possibili dei suoi giovani compagni di strada. Un film ancora affascinante e significativo, uno dei migliori di Bergman. Molti premi, tra i quali l’Orso d’oro a Berlino.

Per me si trattava di fare una sorta di inventario della mia vita passata, una sorta di test finale approfondito. Il lato psicanalitico del film non mi sembrava per niente evidente. È un’etichetta che altri gli hanno appiccicato, dopo. Per me è un film solido, reale, manifesto… Il mio incontro con Victor Sjöström resta per me uno degli avvenimenti più importanti della mia vita, poiché Sjöström mi ha insegnato molto… attraverso i suoi film. (2)