INGMAR BERGMAN
parte prima: Gli anni cinquanta
CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA
settembre 05 - maggio 06

ALLE SOGLIE DELLA VITA
Nära livet
Svezia 1958

Sceneggiatura: Ingmar Bergman, Ulla Isaksson, dalle sue novelle Det vanliga, vardiga, Det orubbliga (La cosa gentile, La cosa incrollabile); fotografia: Max Wilén; montaggio: Carl-Olov Skeppstedt; interpreti: Ingrid Thulin, Eva Dahlbeck, Bibi Andersson, Barbro Hiort af Ornäs, Max von Sydow, Erland Josephson, Anne-Marie Gyllenspetz, Gunnar Sjöberg, Margaretha Krook, Lars Lind, Sissi Kaiser…; produzione: Gösta Hammarback per Nordisk Tonefilm.

16mm, bianco e nero, v.it., 84’

Ricoverata dopo un aborto, Cecilia (Thulin) fa la conoscenza di due partorienti: Stina (Dahlbeck) è una moglie felice che attende con ansia la nascita del primogenito, mentre Hjördis (Andersson) è una ragazza madre che si sente abbandonata da tutti. Ma nella notte il parto di Stina si conclude con la morte del nascituro, mentre Hjördis, grazie anche all’aiuto dell’infermiera Brita (Hjört af Ornäs), trova la forza di riconciliarsi coi genitori che si dimostrano disposti ad accoglierla in casa.

Un film tutto al femminile che si rivela un inno alla vita nascente, sceneggiato da Ulla Isaksson a partire da due sue novelle e realizzato con l’appoggio del governo svedese che aveva in corso una campagna per il contenimento delle pratiche abortive (il che può spiegarne “la semplicità e l’esilità filosofica”, specie se paragonato alla complessità delle due opere precedenti, Il settimo sigillo e Il posto delle fragole). Lasciando gli uomini sullo sfondo, “manichini inutili nella loro boria o nella loro superficialità”, Bergman esalta i valori della solidarietà femminile (specie attraverso la figura dell’infermiera) e apre la propria riflessione alla presenza dell’elemento spirituale, se non proprio religioso, nel rapporto con il mistero della vita. Mentre non risparmia dure frecciate al mito dell’assistenzialismo statale. Premio per la regia ed ex aequo alle quattro attrici al festival di Cannes.

So che in Alle soglie della vita la collaborazione con Ulla Isaksson ha avuto un’importanza enorme. Lei mi è stata veramente utile, mentre in seguito per La fontana della vergine ci siamo forse “sedotti” l’uno con l’altra… Confesso che, se si considerano i criteri attuali di autenticità, Alle soglie della vita è molto teatrale. Non c? nessun dubbio su questo punto. (2)