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25 marzo 2023

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Sono stati assegnati venerdì a Ginevra i Quartz, gli “Oscar” del cinema svizzero.
Miglior lungometraggio di finzione è stato proclamato Drii Winter di Michael Koch; tre premi (sceneggiatura, interpretazione femminile per Stéphanie Blanchoud, interpretazione in un secondo ruolo per Elli Spagnolo) a La ligne di Ursula Meier; due (miglior suono e miglior musica) a Foudre, opera prima di Carmen Jaquier; uno ciascuno a Unrueh di Cyril Schäublin (fotografia) e a Peter K. - Alleine gegen den Staat di Laurent Wyss (miglior interpretazione maschile per Manfred Liechti).

Ebbene, tutti questi film si potranno vedere in Ticino (a Bellinzona, Mendrisio, Lugano e Locarno) nella consueta rassegna Un po’ di cinema svizzero, una selezione delle 58e Giornate di Soletta a cura dei quattro cineclub cantonali, dal 28 marzo al 9 maggio.

A Bellinzona, sempre al cinema Forum, si inizia martedì 28 marzo (20.30) proprio con Peter K. - Alleine gegen den Staat, in cui Manfred Liechti interpreta superbamente il ruolo del “forsennato” di Bienne che sfidò autorità e polizia che volevano sfrattarlo dalla sua casa.

Si prosegue sabato 1 aprile (18.00) con La ligne di Ursula Meier (programmato in prima visione cantonale anche nelle altre tre località), dove Stéphanie Blanchoud si distingue non non solo per l’interpretazione ma anche come co-autrice della sceneggiatura e cantante, e dove si potrà ammirare anche Valeria Bruni Tedeschi nel ruolo della madre.

Unrueh di Cyril Schäublin (un solo premio, ma ben cinque nomination e molte distinzioni in diversi festival internazionali!) sarà proiettato martedì 18 aprile (20.30); Drii winter di Michael Koch martedì 25 aprile (20.30), solo a Bellinzona in quanto già uscito in sala nelle altre località; mentre Foudre si potrà vedere a Mendrisio il 19 aprile e, alla presenza della regista, a Locarno il 24.

Ma altre chicche sono inserite nel programma del CCB a Bellinzona, come A Forgotten Man di Laurent Nègre, dove con merito è stato nominato per la miglior interpretazione maschile Michael Neuenschwander; e come i documentari L’îlot di Tizian Büchi (pure nominato nella sua categoria), Big Little Women di Nadia Fares (sulla condizione delle donne in Egitto) e Polish Prayers di Hanna Nobis (su un giovane fondamentalista cattolico che rimette in discussione le sue certezze).

In fine rassegna, spazio anche al cinema ticinese, con Dawn Chorus di Alessio Pizzicannella e La mia danza di Filippo Demarchi, entrambi alla presenza dei registi.

Un programma molto ricco, che non potrà che confermare la qualità del cinema svizzero, in grado di competere anche a livello internazionale.

Non mancate! Buone visioni!

















Il comitato del CCB



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