CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA

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GLI AMORI PERDUTI
DI HONG KONG
Il cinema di Wong Kar-wai
Wong Kar-wai è nato nel 1958 a Shangai e si è trasferito con la famiglia ad Hong Kong all’età di cinque anni. Nel 1980 si diploma in Graphic Design al politecnico e dall’anno successivo è attivo in televisione. Dapprima sceneggiatore per Patrick Tam e gli horror comici di Jeff Lau, debutta come regista indipendente nel 1988 con As Tears Go By, attirando subito su di sé l’attenzione dei cinefili più raffinati. Seguono Days of Being Wild (1991) e Ashes of Time (1994), tutti film che si rifanno esplicitamente ai generi classici di Hong Kong ma che ne incrinano gli equilibri formali e narrativi.
Acquisisce notorietà internazionale con Hong Kong Express (1994), Fallen Angels (1995), Happy Together (1997) e In the Mood for Love (2000), i film presentati nella nostra rassegna.
Il prossimo film, che il regista ha cominciato a girare già prima di In the Mood for Love, sarà 2048, un film di fantascienza che si trascina da diversi anni in mezzo ad innumerevoli difficoltà produttive.
Il cinema di Wong Kar-wai si caratterizza per una dichiarata ambizione sperimentale: largo spazio lasciato all’improvvisazione degli attori nell’intento di coglierne l’istante di debolezza che li espone alla caotica complessità del reale; lavoro di destrutturazione dei generi tradizionali alla ricerca di nuovi presupposti estetici; ricerca incessante e frenetica sul colore, la luce e il montaggio per esibire l’astrazione del tempo filmico e per inseguire una logica narrativa di tipo musicale, jazzistico; uso esasperato della macchina a mano, di inquadrature antinaturalistiche, di variazioni sulla velocità di ripresa attraverso ralenti e step-printing (tecnica che consiste nel girare solo 8, 10 o 12 fotogrammi al secondo, poi ristampati più volte per raggiungere la durata normale, rendendo le immagini sfuocate e producendo un movimento a scatti). Ma tutte le innovazioni formali sono sempre al servizio dei temi affrontati: i meccanismi del caso e della memoria, il tempo che fugge, gli amori perduti nella solitudine della metropoli. La città di Hong Kong è in fondo, a detta dello stesso regista, il vero soggetto dei suoi film: "un posto unico al mondo, un concentrato di anime in pena, un’alternanza ininterrotta di vuoto e di folla, un emblema della transizione, che Wong Kar-wai avrebbe interiorizzato fino a farne un vero e proprio principio formale del proprio cinema, ben al di là del repertorio di personaggi tipici e della tipologia delle storie raccontate" (Giacomo Manzoli, in "Cineforum", 391, gennaio-febbraio 2000).
A Wong Kar-wai spetta anche il merito di aver valorizzato attori come Maggie Cheung, Andy Lau, Jacky Cheung, Leon Lai, che sono alcune delle star più amate dal pubblico di Hong Kong. E anche quello di aver creato un solido gruppo di fedeli collaboratori, tra cui spiccano le figure del direttore della fotografia Christopher Doyle (un australiano arrivato nella metropoli cinese per imparare la lingua e mai più ripartito) e dello scenografo montatore William Chang.