CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA

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LuchinoVisconti

 

ROCCO E I SUOI FRATELLI, 1960

Regia: L.V.; soggetto: L.V., V. Pratolini e S. Cecchi D'Amico, da Il ponte della Ghisolfa di G. Testori; sceneggiatura: L.V., S. Cecchi D'Amico, P. Festa Campanile, M. Franciosa, E. Medioli; fotografia: G. Rotunno; costumi: P. Tosi; musica: N. Rota; montaggio: M. Serandrei; produzione: Titanus, Roma/Les Films Marceau, Paris; durata: 180'; interpreti: A. Delon, R. Salvatori, A. Girardot, K. Paxinou, S. Focas, R. Hanin, P. Stoppa, C. Cardinale.

Dalla Lucania, la vedova Rosaria Parondi (Paxinou) si trasferisce - con i figli Simone, Rocco, Ciro e Luca - a Milano, dove è già immigrato il primogenito Vincenzo (Focas). La madre lo costringe ad assumersi la responsabilità della famiglia, pregiudicando il suo matrimonio. I Parondi si sistemano in un seminterrato a Lambrate: qui conoscono una ragazza di vita, Nadia (Girardot), che prospetta loro la possibilità di arricchirsi con la boxe. Simone (Salvatori) comincia la carriera di pugile sotto la protezione di un ex-campione, l'omosessuale Morini (Hanin). Per frequentare Nadia, si procura denaro con piccoli furti; ma la ragazza, stanca di lui, lo lascia. Passano i mesi. Finito il servizio militare, Rocco (Delon) incontra Nadia, appena uscita di prigione. Tornati a Milano, i due cominciano insieme una nuova vita. Quando Simone apprende della loro relazione, li aggredisce e violenta la ragazza sotto gli occhi del fratello. Rocco si sente colpevole di fronte a Simone e abbandona Nadia a lui. Inoltre, per impedire che Simone sia denunciato per furto dal Morini, è costretto ad abbracciare la carriera di pugile. Scacciato dai fratelli, Simone cerca di ricondurre a sé Nadia, che ritrova prostituta all'Idroscalo e, al suo rifiuto, la uccide. Mentre la famiglia festeggia una vittoria di Rocco, ricompare Simone, che confessa il delitto. Ciro (Cartier) vorrebbe denunciarlo, ma gli altri, capeggiati da Rocco, decidono di proteggerlo. Simone è tuttavia scoperto e arrestato. Ciro si fa portavoce col piccolo Luca di una nuova morale familiare e di una diversa prospettiva di vita.

"La storia di una madre e dei suoi cinque figli: cinque come le dita di una mano": questa l'idea base di V. Una madre possessiva e ambiziosa che considera i figli come lo strumento della sua volontà di affermazione; una famiglia stretta come in un pugno da un vincolo arcaico di solidarietà fraterna... Prendendo lo spunto dal fenomeno dell'emigrazione interna, V. trasferisce nel contesto milanese quel mondo di passioni, di mito e di epopea, quale il meridione era apparso ai suoi occhi attraverso la mediazione di Verga. Il contrasto tra due opposti modelli di civiltà consente a V. di narrare la decadenza di un modello familiare atavico e tribale che i protagonisti concepiscono come un amalgama in cui si fondono i diritti e le responsabilità individuali.

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