CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA

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LuchinoVisconti

MORTE A VENEZIA, 1971

Regia: L.V. ; soggetto: dal racconto omonimo di T. Mann; sceneggiatura: L. V., N. Badalucco; fotografia: P. De Santis; costumi: P. Tosi; musica: dalla Terza e dalla Quinta di G. Mahler; montaggio: R. Mastroianni; produzione: Alfa Cinematografica,Roma/Production Editions Cinéma-tographiques Françaises, Paris; durata: 135'; interpreti: D. Bogarde, B. Andersen, S. Mangano, R. Valli.

1911. Reduce da un periodo di crisi, il contegnoso musicista Gustav von Aschenbach (Bogarde) approda al Lido di Venezia per una solitaria vacanza. Tra gli ospiti dell'Hôtel des Bains, attira la sua attenzione una famiglia polacca, di cui fa parte un bellissimo adolescente, Tadzio (Andersen). Il professore comincia a seguirlo con lo sguardo, nell'albergo e sulla spiaggia, e ne è ambiguamente ricambiato. Turbato da questa passione e oppresso dal clima sciroccoso, Aschenbach si risolve a partire. Ma appena un contrattempo per la spedizione del bagaglio gliene offre il pretesto, torna al Lido e al suo segreto gioco di sguardi e di inseguimenti. Questi lo conducono a Venezia, le cui calli rivelano gli inquietanti segni di un'epidemia. Vincendo la generale cortina di omertà, apprende che la città è in preda ad una pestilenza. Si propone di avvertire del pericolo i polacchi; ma poi, pur di rivedere l'amato, resta e tace. Malato, e truccato come un grottesco zerbinotto per mascherare i segni dell'età, segue per l'ultima volta Tadzio sulla spiaggia. Mentre l'efebo sembra indicargli un indistinto punto all'orizzonte, Aschenbach muore: il trucco disciolto sul viso, come una maschera.

T. Mann ha fatto dell'avventura veneziana del professor Aschenbach una straordinaria metafora poetica, psicologia e storica; ha descritto il fallimento dell'illusione borghese di poter rimuovere le pulsioni istintive; ha prefigurato, nel morbo che si diffonde nella comunità cosmopolita dell'Hôtel des Bains, i sintomi imminenti del primo conflitto mondiale. V. ha sempre riconosciuto nello scrittore alcune delle sue stesse contraddizioni: quel suo essere decadente e realista, borghese e narratore della crisi dei valori borghesi.

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