CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA

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LuchinoVisconti

LUDWIG, 1973

Regia: L. V.; soggetto e sceneggiatura: L. V., E. Medioli, con la collaborazione di S. Cecchi D'Amico; fotografia: A. Nannuzzi; costumi: P. Tosi; musica: R. Schumann, R. Wagner, J. Offenbach; montaggio: R. Mastroianni; produzione: Mega Film, Roma/Cinétel, Paris/Dieter Geissler Filmproduktion-Divina Film, München (prima edizione); Ohonte Cinematografica-RAI (ed. critica); durata: 264'; interpreti: H. Berger, T. Howard, S. Mangano, G. Fröbe, H. Griem, U. Orsini, S. Petrova, M. Porel.

1864. Ludwig (Berger), diciottenne, è incoronato re di Baviera. Pervaso da propositi di mecenatismo, chiama presso di sé Richard Wagner (Howard), sospetto e inviso alla corte. La sua infatuazione wagneriana si mescola alla passione idealizzata che nutre verso la cugina Elisabetta (Schneider), imperatrice d'Austria; ma lei cerca di indirizzare i sentimenti del re verso sua sorella Sofia (Petrova). Dopo la prima del Tristano, Wagner sollecita sempre più avidamente il suo mecenate; finché la sua ipocrisia, l'opposizione del governo, lo scandalo della sua relazione con Cosima von Bulow (Mangano), costringono Ludwig a farlo allontanare da Monaco. 1866: la Baviera entra nella guerra austro-prussiana. Ludwig, che si era inutilmente opposto all'intervento, abbandona la capitale. Il conte Durkeim (Griem), portandogli la notizia della resa alla Prussia, cerca di distorglierlo dalle sue eccentricità. Improvvisamente, Ludwig annuncia il suo fidanzamento con la principessa Sofia. Ma il fidanzamento si rivela una penosa formalità e Ludwig, che nel frattempo è diventato amante del suo valletto Hornig (Porel), lo annulla. Intanto peggiorano le condizioni mentali del fratello minore Otto, e la madre cerca conforto convertendosi alla religione cattolica. Ludwig è costretto a far entrare la Baviera tra i vassalli della Prussia.

Amareggiato, invecchiato, imbruttito, si rifugia nel suo mondo artificioso: nelle sue regge, nei versi teatrali declamati dall'attore Joseph Keinz, nelle orge coi servi. Elisabetta cerca di raggiungerlo nei suoi castelli; ma egli, vergognoso della propria decadenza, rifiuta di riceverla. Una commissione governativa, guidata dall'ex-favorito Holnstein (Orsini), si presenta a destituirlo come malato di mente. Ludwig li fa arrestare; ma poi, incapace di reagire agli eventi, viene fatto prigioniero. La notte del 13 giugno 1886 lo psichiatra professor Gudden si offre di accompagnarlo per una passeggiata nel parco; poco dopo entrambi vengono trovati morti sulle sponde del lago di Starnberg.

Da molto tempo V. avvertiva il fascino di questo personaggio incapace di vivere nel quotidiano, sconfitto nel suo sogno di porsi al di fuori di ogni limite e di ogni regola. Ora, egli stesso si sente invecchiato, estraneo ai problemi contemporanei, libero di seguire le inclinazioni del proprio gusto, di là da remore estetiche o ideologiche: "Sono stato giovine anch'io e ho fatto La terra trema, Ossessione, Rocco e i suoi fratelli. Adesso sono troppo vecchio per affrontare i problemi di una realtà che non conosco appieno... Penso che ai giovani spetti raccontare il loro tempo. A noi sia concesso di fare un altro cinema, non certo un cinema evasivo ma quello che sentiamo più consono a noi: è una libertà che ci siamo conquistata, credo". V. rivendica dunque il suo diritto al passato. E in Ludwig trova il rappresentante consacrato di quella cultura fin-de-siècle che è stata la base del suo gusto, la personificazione di una concezione teatrale e melodrammatica della vita.

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