CIRCOLO DEL CINEMA DI BELLINZONA

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LuchinoVisconti

 LO STRANIERO, 1967

Regia: L.V.; soggetto: dal romanzo omonimo di A. Camus; sceneggiatura: L.V., S. Cecchi D'Amico; fotografia: G. Rotunno e G. Conchon; costumi: P. Tosi; musica: P. Piccioni; montaggio: R. Mastroianni; produzione: De Laurentiis Cinematografica-Raster Film, Roma/Marianne Production, Paris/Casbah Film, Algeri; durata: 110'; interpreti: M. Mastroianni, A. Karina, G. Wilson, G. Geret.

1939. Mersault (Mastroianni), un modesto impiegato francese ad Algeri, si reca all'ospizio in cui era ricoverata la madre, per assistere al suo funerale. La cerimonia lo lascia indifferente. Con lo stesso senso di estraneità, egli allaccia poco dopo una relazione con una ex collega, Maria (Karina), e stringe amicizia con un mediocre malvivente, Raimondo (Geret). Questi si compromette malmenando la sua amante araba, e Mersault testimonia a suo favore. La domenica, Mersault, Maria e Raimondo vanno in una casa di amici, al mare. Alcuni arabi li seguono per vendicarsi su Raimondo e lo feriscono in una colluttazione. Raimondo è armato; per evitare il peggio, Mersault gli sottrae la pistola. Ma poi si trova lui stesso di fronte a uno degli arabi, che lo affronta con un coltello. Gli spara e quindi, senza ragione apparente, scarica il caricatore sul corpo esanime. Al processo, in cui sfilano tutti i personaggi della vicenda, Mersault è messo sotto accusa: non tanto per il delitto, quanto per la sua condotta di vita e la sua insensibilità verso la madre. Rinuncia a difendersi e rifiuta i conforti religiosi. Consapevole dell'assurdità di tutto, si prepara all'esecuzione capitale.

Privo dei consueti elementi melodrammatici, apparentemente lontano dagli abituali temi viscontiani, limitato da tanti impedimenti, il film viene liquidato alla sua nascita come un incidente e subito dimenticato. V. aveva letto e amato il libro fin dalla sua uscita, nel clima inquieto dell'esistenzialismo. Dopo tanti anni - diventato il testo oramai un classico - egli crede di ritrovare, nei nascenti fenomeni di contestazione giovanile, una nuova manifestazione di quel malessere e di quelle aspirazioni di libertà che la sua generazione aveva riconosciuto nell' "assurdo" camusiano.

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